L'approfondimento
Università, la «Goliardia» riconquista le città: «Rifaremo la festa della matricola»
Caradonna, gran Balì di Bari: «Le ultime attività risalivano al 1997»
Emanuele Caradonna, gran Balì e animatore della rinascita della goliardia a Bari. Quale la scintilla del progetto?
«In famiglia si sono sempre tramandati i ricordi e racconti dei tempi delle feste della matricola e dello storico maggio barese; i due anni di pandemia hanno fatto maturare la necessità che manca qualcosa da tempo agli studenti universitari e non solo: un mondo di prendersi alla leggera, con autoironia e autocritica, in una parola: Goliardia».
Quando erano terminate le ultime attività goliardiche prima della vostra ripresa?
«Le ultime attività degli Ordini Goliardici baresi di Santa Stuta, Gode e Sega e di altri ancora, risalgono al 1967, anno dell’ultima festa della matricola barese; dopo il ’68 la politica ha tendenzialmente sostituito, come forma di aggregazione, l’adesione alla Goliardia ed il relativo modo di vivere. È stato un errore, perché la Goliardia non è antipolitica, in quanto intrinsecamente culturale. Goliardia è cultura e intelligenza, è vivere l’Età, la Città e l’Università ancorché con allegria e spensieratezza».
Gli storici animatori baresi?
«Ricordiamo dal primo Gran Priore, Vitino Sassanelli, dalla riapertura nel secondo dopoguerra fino all’ultimo Gran Balì et Gran Priore, Pierino Lippolis. In sé la Goliardia risale alla tradizione dei Clerici Vagantes del XIII sec. ma viene ufficialmente importata in Italia alla fine del XIX sec. da Giosuè Carducci, allora Rettore dell’Università di Bologna. Dopo la chiusura forzata nel ventennio, quando gli Ordini Goliardici furono assorbiti forzatamente nei Guf., pian piano le piazze si sono risvegliate in autonomia. È da datare in questa fase la nascita di Santa Stuta a Bari».
Le liturgie ripristinate?
«Abbiamo riavviato tradizioni e consuetudini studentesche. La discussione al Bar (dai massimi sistemi al sesso degli angeli, sempre finalizzata ad aguzzare l’ingegno e stimolare il sano divertimento creativo) ad esempio, oppure i tradizionali Processi alla Matricola sotto gli auspici di «Bacco, Tabacco e Venere», tradizionali divinità Goliardiche dal chiaro intento parodico. Inoltre, è bene intendersi sul fatto che non abbiamo nulla a che vedere con le confraternite americane, data la totale assenza di vincoli e di sottoposizione a pratiche violente o degradanti».
Come si spiega la goliardia a un 18enne con smartphone?
«Può aprire il suo smartphone e iniziare a seguirci sulla pagina Instagram Goliardia Bari o su Facebook come S.O.G.S.S.. Altro non serve dire, perché Goliardia è un fenomeno da vivere e non da descrivere. Certamente farebbe bene ad un 18enne approcciarsi al nostro modo di intendere la vita, spensierato ma attento all’essere – non all’apparire – e pronto a vivere la realtà, mai a rifuggirla».
Con le comunità goliardiche in Italia?
«Siamo riconosciuti e riconosciamo tutte le piazze Goliardiche Italiane animate dallo stesso spirito di stare assieme».
I prossimi appuntamenti?
«Non vogliamo svelare troppo. Possiamo anticiparvi che a breve organizzeremo degli eventi culturali per far riscoprire alla nostra Città l’esistenza della Goliardia. Bari si avvia ormai a diventare una città universitaria e la presenza di un Ordine Goliardico è indice del fatto che la direzione imboccata sia quella giusta. Ambizione di medio termine è riorganizzare la «Festa della Matricola», con annessa risurrezione dell’ormai perduta tradizione Barese della «Vidua Vidue» in chiave goliardica».
La sintesi: sorrisi e comunità gioiose contro le ideologie ombrose?
«La sintesi è Età, Città, Università. La Goliardia non si occupa di ideologie, né per abbracciarle né per avversarle: la Goliardia prende in giro qualsiasi forma di potere, e temporale e spirituale. Al limite ci occupiamo di crescita individuale e collettiva, tra una burla ed un discorso sui massimi sistemi in Taberna!»