Giustizia

Tour del presidente del Csm in Puglia: dai magistrati richieste d’aiuto

Gianfranco Lattante

Le tappe nei tribunali di Lecce, Bari, Taranto e Trani. Pinelli: «Pronti ad ascoltare tutti»

LECCE - Entra nell’aula magna della Corte d’Appello di Lecce e stringe la mano a tutti i magistrati. Inizia così il tour pugliese di Fabio Pinelli, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura: «Veniamo per ascoltare», dice. Lecce è la prima tappa. Poi andrà a Taranto, Bari e Trani.

Ma nel palazzo di giustizia barese il clima cambia. Franco Cassano, presidente della Corte d’Appello saluta la visita di Pinelli come «un evento che avvicina le istituzioni ai magistrati». Ma sul Csm, Cassano va giù duro: «Uno dei problemi della magistratura, in questo periodo - aggiunge - è un innegabile distacco tra i giudici e l’istituzione che ne assicura la vita. Un distacco che è una iattura, perché è foriero di innumerevoli mancanze. Abbiamo sentito il Csm lontano».

Il vicepresidente ascolta e annota. Intanto Cassano rincara ed elenca le ragioni di questa lontananza del Csm: «L’abbiamo vista come una istituzione oscura, con prassi non interpretabili, che danno luogo a decisioni non sempre prevedibili. Poi ci sono ricadute istituzionali: è cresciuta l’influenza del ministero della Giustizia, ma senza che i magistrati venissero coinvolti nelle decisioni prese. La disattenzione del Csm e la crescita del ruolo del ministero è stata eclatante: quando è stato istituito l’ufficio del processo, ad esempio, il Consiglio non è stato minimamente considerato. Si stanno trasformando gli uffici giudiziari periferici in strutture decentrate del Ministero della Giustizia, in una commistione tra funzioni giurisdizionali e amministrative che costituzionalmente non è accettabile». «Quando abbiamo chiesto tutela - aggiunge Cassano - il Consiglio ci ha mandato un questionario, questa è stata la risposta. Ora abbiamo passato la patata bollente al nuovo Consiglio, avete una forza diversa, non siete state attinti da scandali, attendiamo risposte».

Il procuratore di Bari Roberto Rossi auspica che il Csm «recuperi l’orgoglio di essere Consiglio superiore. Senza non è possibile esercitare la giurisdizione. Chiediamo di fare uno sforzo, non facile, di recuperare questo orgoglio che è anche responsabilità». Mentre il presidente del Tribunale di Bari, Alfonso Pappalardo, chiede «sburocratizzazione e più fiducia nei magistrati».

Poi tocca al vicepresidente Pinelli, eletto quattro mesi fa. «Siamo qui per cercare di capire le problematiche delle varie sedi giudiziarie e per dare un segno di presenza del Csm, anche per colmare quella distanza» dice. E a proposito del distacco fra Csm e magistrati aggiunge: «Credo che fosse la conseguenza di una perdita del senso proprio della sua funzione costituzionale. Il Consiglio è impropriamente diventato, nel tempo, un luogo di rappresentanza politica e non di esercizio dell’amministrazione, che ha determinato una lontananza dalla vita dei magistrati sul territorio. La principale funzione del Consiglio deve essere quella di dare risposte ai magistrati sui territori, perché lavorino con risorse e mezzi adeguati. Gli uffici giudiziari non sentiranno la lontananza di questo Csm».

Cambiano le città e i temi si ripetono: arretrato, tempi del processo, difficoltà logistiche e, soprattutto, organici dei magistrati ridotti all’osso. Sul punto il procuratore capo di Foggia Ludovico Vaccaro sovrasta tutti. «A Foggia - dice al vicepresidente Pinelli - da anni ci sono meno magistrati rispetto al numero previsto anche perché nessuno vuole venire a lavorare qui. I posti carenti vengono messi a bando, ma l’ultimo concorso è ancora andato vacante. Qui la tensione sociale è fortissima e pronta a esplodere: la violenza dei reati, nonostante i tanti anni di esperienza, ci sorprende ancora». E le previsioni non sono affatto incoraggiante: «Nei prossimi anni rischiamo di perdere ancora più magistrati». Di carenze di organico si parla anche a Taranto, dove ad ogni magistrato tocca una mole di fascicoli superiore di 3 volte a quelli di uffici giudiziari di più grandi dimensioni. Pinelli assicura che «il Consiglio si farà portatore presso il ministero della Giustizia delle criticità». E sui lunghi tempi per l’immissione di nuovi magistrati aggiunge: «Quattro anni dal concorso all’ingresso in carriera sono troppi. Solo un’accelerazione delle procedure può invertire la tendenza».

«Si possono avere opinioni politiche e culturali diverse - dice Pinelli - ma nel nuovo Csm siamo tutti impegnati a dare risposte concrete. Noi ce la mettiamo tutta. Su questo potete contare: non ci tireremo indietro su niente».

Su un aspetto, poi, insiste il vicepresidente Pinelli, quello del cambio di passo del nuovo Csm: «Ne siamo orgogliosi - dice -. Lo stiamo registrando nel tasso di definizione delle pratiche, superiore del 30 per cento rispetto al recente passato. Un risultato che ci è stato riconosciuto anche dal presidente della Repubblica e che si inserisce all’interno di una nuova strategia organizzativa cui cerchiamo di dare impulso».

Chiude con un riferimento alla riforma Cartabia, in vigore da gennaio e che ha complicato l’attività di Procure e Tribunali. «Credo - ha detto Pinelli - che sia una delle riforme con l’impatto più significativo degli ultimi decenni sul sistema giustizia. Bisogna avere pazienza e fiducia, compiendo una “pausa di applicazione”. Dobbiamo avere la pazienza di digerire l’impatto di una riforma così significativa».

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