Il fenomeno
Criminalità, in Puglia sono attivi 50 clan
A Monte Sant’Angelo presentato il dossier di Avviso pubblico. Oltre 600 atti intimidatori
Ci sono cinquanta clan che gestiscono gli affari illeciti nella nostra regione. Cinquanta clan attivi che si sono spartiti fazzoletti di città, province e piccoli paesi. E che oltre a gestire lo spaccio di droga, la ricettazione e l’estorsione, sono entrati - in giacca e cravatta - negli uffici della Pubblica amministrazione. Nel triennio 2019-2021 sono state 195 le interdittive emesse in Puglia che si classifica quarta a livello nazionale, dietro a Calabria, Sicilia e Campania. Sono stati, inoltre 635 gli atti intimidatori compiuti ai danni degli amministratori pubblici pugliesi tra il 2011 e il 31 marzo 2023.
Si registra, in media, almeno un atto intimidatorio a settimana nei confronti di sindaci, assessori, consiglieri e personale. Entrando più nello specifico, dall’inizio dell’anno a fine marzo, sono stati 14 gli atti di minaccia e intimidazione registrati sul territorio. La Puglia è, quindi, al primo posto tra le regioni più colpite nel primo trimestre.
Numeri che costringono a profonde riflessioni quelli elaborati nel Dossier Puglia di Avviso Pubblico e commentati durante l’Assemblea nazionale dell’associazione Avviso Pubblico a Monte Sant’Angelo. Ed è proprio dal piccolo centro, che sorge sul Gargano, che parte un impegno forte e mirato contro la mafia. Un impegno concreto che studenti, mondo della chiesa, associazioni, hanno trascritto su una «Carta».
«Dopo un periodo difficile - ha detto Pierpaolo d’Arienzo, sindaco di Monte Sant’Angelo e coordinatore regionale di Avviso Pubblico - la nostra città è riuscita a costruire una comunità organizzata e a ripartire puntando sulla cultura, come veicolo trainante. Siamo finalisti come città della Cultura italiana per il 2025 e nel 2024, saremo capitale della cultura in Puglia. In questi anni Monte Sant’Angelo ha lavorato con il tavolo permanente sulla legalità, costruendo una comunità di legalità organizzata che contrapponiamo alla criminalità organizzata».
Da una parte l’impegno, quindi, e la costruzione di una nuova cultura condivisa con la comunità e dall’altra un dossier che racconta di una disoccupazione dilagante e che disegna la mappatura dei clan presenti sul territorio, il ranking del rischio criminalità, i comuni sciolti per mafia, le minacce agli amministratori locali e la criminalità giovanile.
«Il dossier Puglia è un lavoro finalizzato a leggere in maniera sistemica i dati economici e sociali tratti dai principali rapporti nazionali incrociandoli con i dati del fenomeno criminale e con un approfondimento specifico su alcune realtà territoriali», spiega il presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà. «Da questa lettura sistemica emerge un quadro su cui noi avanziamo delle proposte finalizzate in qualche modo a rendere gli enti locali e le istituzioni del territorio responsabili nel prevenire mafie, corruzione e nel chiedere, soprattutto alle istituzioni nazionali, un impegno concreto per sostenere il territorio pugliese».
A commentare il contenuto del dossier anche Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, che spiega: «Il tema dei diritti accanto a quello dell’occupazione, analizzati anche nel Report di Avviso Pubblico, rappresenta lo snodo centrale per sottrarre la nostra terra al giogo delle mafie. I diritti perché sono sinonimo di libertà, di uguaglianza e di giustizia, l’occupazione che è sinonimo di emancipazione, di riscatto sociale e di crescita per i cittadini e per il territorio. Questi sono i due elementi su cui tutti dobbiamo concentrarci: istituzioni, associazioni, magistratura, forze dell’ordine, scuole e cittadini. Il dossier Avviso pubblico – spiega ancora il presidente dell’Anci - ci restituisce purtroppo ancora un quadro drammatico della nostra terra ma questo non deve essere per noi motivo di rassegnazione anzi, dobbiamo continuare a lavorare, anche con associazioni come Avviso pubblico, con tutti gli amministratori che in tanti territori resistono, nel vero senso della parola. ‘Resistono’ alle pressioni della criminalità organizzata, resistono ai vincoli della burocrazia, resistono alla disaffezione dei cittadini alla cosa pubblica, resistono all’astensionismo che rischia di diventare il partito del Paese».