I dati
Superbonus, in Puglia i cantieri crollano del 35%. Viesti: «La stretta incide sul Sud»
Lo studio Upb: calo degli investimenti al Sud, si sono spostati al Nord
BARI - Da aprile 2022 allo scorso febbraio il ricorso al Superbonus edilizio al Sud è diminuito del 20%, con un crollo del 35% in Puglia e del 39% in Basilicata. A dirlo è uno studio dell’Ufficio parlamentare di bilancio, illustrato in occasione dell’audizione alla Camera sugli effetti degli incentivi fiscali. Il motivo non è chiaro, e potrebbe dipendere sia dalle nuove misure introdotte dal governo Meloni, sia dall’esaurimento dei plafond e dunque dall’indisponibilità delle banche ad accettare le cessioni: cosa che - dice il rapporto - potrebbe aver spinto verso un ritorno alle modalità alternative dello sconto in fattura.
Dall’analisi emerge un quadro in chiaroscuro. Se da un lato è indubbia l’esplosione degli investimenti in ristrutturazioni edilizie al Mezzogiorno a seguito dell’introduzione del meccanismo del 110%, dall’altro viene fuori - per la Puglia - un quadro assolutamente peculiare. Gli investimenti pugliesi asseverati fino a febbraio ammontano infatti a 953 euro per abitante (375 euro pro-capite è la quota relativa ai soli condomini), pari al 5,44% del totale nazionale: la quota pro-capite di spesa Superbonus è più bassa della media del Sud (1.078 euro). Ma è più basso della media (dell’8%) anche il costo medio degli interventi contabilizzati in Puglia: al Sud il costo-intervento è infatti del 10% più alto rispetto alla media nazionale. In Basilicata, invece, l’intervento medio per abitante è molto alto (1.749 euro a testa), il terzo dopo Valle d’Aosta e Abruzzo.
A febbraio, solo per avere un riferimento tangibile, l’intervento edilizio medio in Italia è stato pari a 640mila euro per i condomini e a 100mila euro per gli altri edifici. Ma da novembre - precisa l’Upb - l’ammontare complessivo dei lavori terminati supera quello dei nuovi progetti, con un’inversione di tendenza registrata solo nel mese di febbraio...
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PARLA L'ECONOMISTA VIESTI (L'intervista di Michele De Feudis)
«La stretta incide sul Mezzogiorno. Usato più al Nord, dai ceti medio-alti»
Professor Gianfranco Viesti, il 63% delle risorse per Superbonus sono andate al Nord. Boom del Nord Est, per il rapporto dell’Ufficio parlamentare di bilancio. Anche nelle agevolazioni ci sono già due Italia?
«Prima dei cambiamenti iniziati con il governo Draghi, secondo il monitoraggio Enea, c’era abbastanza equilibrio. Il Sud aveva una quota lievemente più bassa, con un picco nelle zone turistiche. Queste rilevazioni fotografano gli ultimi mesi: eliminato lo sconto in fattura, bisogna anticipare l’intero importo e la modalità seleziona chi è in grado di farlo».
Cambia la platea?
«Lo sconto serviva a consentire l’accesso ai lavori anche a chi non aveva contante o risorse correnti. Tolto lo sconto, ci vuole un finanziamento che si recupera con lo sgravio sul reddito».
Per avere le detrazioni…
«Bisogna avere un reddito da cui recuperare lo sgravio. Per questo il Superbonus ora c’è di più al Nord, dove ci sono maggiori redditi medio-alti».
La misura che impatto ha avuto su cittadini e conti pubblici?
«Luci e ombre. L’Italia è risalta dopo il covid grazie all’edilizia, migliorando le prestazioni energetiche degli edifici. Ma la formula è molto costosa: in vigore per un tempo lungo ha generato una richiesta di sgravi molto cospicua».
Come si esce dall’impasse?
«Sono sorpreso dall’improvvisazione con cui il governo ha affrontato il tema. C’erano altri modi per chiudere un po’ i rubinetti, salvaguardando la misura. Eliminando invece lo sconto in fattura, diventa una misura per chi se lo può permettere. Alcuni studi rilevano che è stato usato per condomini modesti, ma sull’equilibrio sociale della misura proposta da Conte non mi esprimerei, stante i numeri non esaustivi».
Che lezione trarne?
«Il bene o il male del Mezzogiorno si fa con misure specifiche come le Zes, ma ancora di più con le misure generali. Quando si cambiano i criteri del Superbonus si penalizza il Sud, quando si restringe il Rdc si va nella stessa direzione. C’è una disattenzione del governo per l’impatto territoriale delle misure generali».