il caso
Pandoro-gate, oggi il giorno della difesa nel processo per truffa a Ferragni. Lei: «tutto in buona fede»
L'influencer imputata assieme al pugliese Fabio Damato e a Francesco Cannillo per presunta pubblicità ingannevole. I pm hanno chiesto un anno e 8 mesi
E’ il giorno della difesa di Chiara Ferragni nel processo abbreviato milanese, a porte chiuse, che la vede imputata, assieme ad altri due, per truffa aggravata sui noti casi di presunta pubblicità ingannevole del Pandoro Balocco Pink Christmas e delle uova di Pasqua Dolci Preziosi.
L’influencer è entrata molto prima dell’inizio dell’udienza davanti al giudice Ilio Mannucci Pacini, e in aula prenderanno la parola per le loro arringhe i due legali dell’imprenditrice, Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana. Oggi parleranno, poi, anche le difese dell’ex collaboratore di Ferragni, Fabio Damato, e del presidente di Cerealitalia, Francesco Cannillo.
«Tutto quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto in buona fede, nessuno di noi ha lucrato», ha spiegato l’imprenditrice con dichiarazioni spontanee il 25 novembre. Ferragni ha già chiuso il fronte amministrativo ed effettuato risarcimenti e donazioni per 3,4 milioni di euro.
Stando alle indagini del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf, tra il 2021 e il 2022 avrebbe ingannato follower e consumatori con presunti ingiusti profitti - in relazione a quelle vendite dei due prodotti, il cui prezzo non comprendeva la beneficenza pubblicizzata - per circa 2,2 milioni. Oltre alla difesa nel merito dei legali di Ferragni sull'assenza del raggiro e quindi del reato ai danni dei consumatori, tema importante sarà anche quello dell’aggravante della «minorata difesa» degli utenti on line, anche perché se cadesse ci sarebbero proscioglimenti per mancanza di querele.
Ferragni nelle dichiarazioni aveva spiegato che ha sempre agito in buona fede e che al massimo ci sarebbero stati errori di comunicazione. Il legale dell’unica parte civile, la 'Casa del consumatorè, l’avvocato Aniello Chianese, sul tema dell’aggravante della «minorata difesa» degli utenti on line ha affermato che i follower si fidano degli influencer e se i primi dicono di comprare qualcosa, lo fanno. Per la Procura, quell'aggravante si regge anche sul fatto che gli acquisti dei consumatori, poi, venivano effettuati nella catena della grande distribuzione, oltre a quel messaggio che arrivava dall’influencer «fai non un buon Natale, ma un Natale buono» per convincerli.
I due pm avevano ripercorso le mail dalle quali, per l'accusa, è emerso che le indicazioni le avrebbero date le società di Ferragni. Hanno spiegato a novembre che quando arrivavano messaggi di clienti che chiedevano quanta parte del prezzo di vendita (il «doppio» del normale) sarebbe finita in beneficenza, i responsabili della Balocco non rispondevano o divagavano. Lo stesso, hanno ricostruito, avveniva per le uova. Un utente scrisse: «Compro un uovo e quanto di quello che pago va a sostenere il progetto?».
Ferragni, davanti al giudice, ha parlato, invece, delle numerose attività benefiche portate avanti negli anni, tra cui la raccolta fondi che in passato creò, con l’allora marito Fedez, per la terapia intensiva del San Raffaele in periodo Covid. E ha fatto presente il suo costante impegno contro la violenza sulle donne, anche quando andò a Sanremo.