L’intervista

Melchiorre: «Puglia, il flop delle liste d’attesa nonostante le risorse del Ministero»

Michele De Feudis

Il senatore di Fratelli d'Italia sulla piaga della Sanità: «Ambulatori fino alle 23? in Lombardia, Lazio e Piemonte si sono visti risultati. Qui è mancata la volontà politica»

Senatore Filippo Melchiorre, la campagna elettorale per le regionali ha avuto tra i focus più roventi lo stato della sanità pugliese. Ora si vive questa transizione tra Michele Emiliano in carica per l’ordinaria amministrazione e Antonio Decaro non ancora in carica. Le prenotazioni di alcuni esami nei cup evidenziano la gravità della questione liste d’attesa. Di chi è la responsabilità?

«Come ammesso dallo stesso Decaro nel suo intervento ad Atreju lo scorso 13 dicembre, la Regione Puglia è fortemente inadempiente rispetto alla declinazione delle previsioni della legge sulle liste d’attesa, che - ricordo - risale a luglio del 2024 e su cui questo Governo è intervenuto in modo diretto, come mai fatto prima. Secondo i dati Agenas, la Puglia è l'ultima Regione in Italia per rispetto dei tempi d'attesa, con uno scostamento di 21,8 punti percentuali rispetto al totale italiano. È evidente che 20 anni di governo di centrosinistra non hanno prodotto risultati efficaci e che il neo presidente eletto dovrà colmare carenze frutto del suo stesso partito».

Il ruolo del governo: l’esecutivo Meloni ha stanziato le risorse necessarie per sostenere la Regione nel ridurre le liste d’attesa?

«Il Ministero della Salute ha assegnato negli ultimi tre anni risorse aggiuntive a tutte le Regioni per lo smaltimento delle liste d’attesa: alla Regione Puglia sono stati allocati oltre 86 milioni di euro. A questi si aggiungono i fondi generati dall’applicazione di criteri più equi per il riparto del Fondo sanitario nazionale grazie al coefficiente di deprivazione, che ha portato al Sud oltre 450 milioni di euro in più nel biennio 2023-2024, di cui 92,5 milioni destinati alla Puglia (45 milioni nel 2023 e 47,5 nel 2024). Vanno poi considerati circa 10 milioni di euro ulteriori derivanti dal nuovo sistema di payback farmaceutico».

L’inversione di rotta non si vede?

«Faccio notare che in Puglia oltre il 95% delle prestazioni è erogato dal Ssn, una percentuale superiore persino alla media italiana di 92,9%. Questo significa che le risorse statali arrivano e sostengono in modo consistente il sistema. Il punto non è la mancanza di fondi, ma la capacità della Regione di trasformare quelle risorse in servizi. Non a caso, la Puglia resta la seconda regione con meno prestazioni per residente – parliamo di 0,42 – e l’ultima per rispetto dei tempi. Anche dove l’offerta è ampia – penso alla Città Metropolitana di Bari – le performance degli erogatori pubblici sono tra le peggiori, man mano che si scende lungo il territorio regionale, diminuisce il numero di cittadini che ricorrono a visite o esami».

L’ultimo strumento legislativo approvato dalle Camere consentiva anche turni fino alle 23 per ridurre le file dei malati per alcuni esami. Come mai questa legge non ha inciso?

«Nelle Regioni in cui tale possibilità è stata applicata il sistema ha risposto in modo efficace e le liste d’attesa hanno evidenziato una sensibile diminuzione: Piemonte, Lazio, Lombardia ne sono un esempio. In Puglia è mancata semplicemente la volontà di applicare la norma, lasciando indietro la salute dei nostri concittadini. La Puglia registra una quota di urgenze del 26,8%, quasi il doppio del dato nazionale. Quando il territorio non funziona e la prevenzione non è programmata, tutto diventa urgenza e il sistema finisce sotto pressione. I cittadini pugliesi meritano gli stessi standard del resto d’Italia, e questo dipende dalle scelte della Regione».

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