L'intervista

Mazzarano si sfila: «Non mi ricandido. Veti su Michi e Nichi? Vicenda gestita male»

Mimmo Mazza

Il consigliere regionale ionico: 15 anni sono sufficienti, c’è un’epoca per tutto. Ora si sostenga Decaro e si sciolgano i nodi con Taranto

«I pugliesi assistono da mesi ad uno spettacolo poco decoroso. Il centrosinistra sembra essersi trasformato in uno scenario da far west. Un dibattito che rischia di essere percepito come una battaglia di potere per il potere». Michele Mazzarano, consigliere regionale, fuoriuscito dal Pd e Presidente della Commissione Ambiente, non usa mezzi termini per prendere le distanze dal clima infuocato nel centrosinistra.

Lei che farà, sarà candidato?

«Non mi ricandido. Ho servito la Regione Puglia per 15 anni assolvendo a diversi e importanti ruoli: capogruppo del Pd, assessore allo Sviluppo economico, Presidente della Commissione Ambiente. I cicli cominciano e finiscono, non sono eterni, e questo vale per tutti. Lo dico con grande serenità, quella stessa serenità che mi ha accompagnato nell’ultimo periodo in cui sono stato sottoposto alle scomuniche sulla vicenda giudiziaria che mi ha riguardato».

Non è stato un momento felice, abbiamo registrato grande tensione in queste ultime settimane.

«Ora tutti devono sotterrare le asce di guerra e pensare alla cosa più cara che abbiamo che è la Puglia, a cui in questi anni abbiamo dedicato lavoro e cura. Non c’è più spazio per polemiche e scontri personali. Ora è il momento di Antonio Decaro, tutti dobbiamo aiutarlo ad aprire una nuova stagione e proiettare la Puglia nel futuro».

Eppure, a guardare le ultime immagini proprio in occasione della Fiera del Levante, neppure un saluto tra Emiliano e Decaro, anzi semmai una atmosfera glaciale. Perché Vendola sì, Emiliano no?

«Le condizioni poste da Decaro sui due ex governatori si sarebbero potute affrontare senza lasciare ferite profonde, se si fosse seguito la massima “simul stabunt, simul cadent”, invece la regia politica ha utilizzato due pesi e due misure facendo passare il messaggio che la candidatura di Emiliano non è utile al Pd e quella di Vendola è indispensabile per Avs. Invece dobbiamo essere tutti grati a Michele Emiliano che ha cambiato la Puglia e da tarantino ho avuto modo di constatare da vicino la spasmodica dedizione e passione con cui ha spinto Taranto oltre i suoi limiti».

Lei si è occupato a lungo della vertenza ex Ilva. Come vede il futuro dell’acciaieria di Taranto?

«Spero che il centrosinistra con alcune candidature non ritorni ad avere un rapporto conflittuale con il mondo ambientalista di Taranto. Spero che non si torni, nello scontro elettorale, ad utilizzare come esempio quella fase infelice dei rapporti tra istituzioni e la grande fabbrica. Oggi parliamo tutti di decarbonizzazione dopo aver vissuto una lunga fase di solitudine con questa visione. La decarbonizzazione è un paradigma industriale fondato sulla tutela della salute, diritto costituzionale sovraordinato a tutti gli altri diritti».

Secondo lei Decaro conosce la questione?

«Come ha dimostrato in audizione in Commissione Ambiente da me invitato, ha maturato conoscenze nel Parlamento Europeo che gli consentiranno di spostare ancora maggiormente in avanti il confronto e la ricerca di soluzioni per l’acciaieria di Taranto».

Non crede che magari avrebbe potuto dare ancora il suo contributo considerata l’esperienza accumulata?

«Io penso che 15 anni sia un tempo limite per stare dentro un’istituzione. Nei Ds, partito in cui mi sono formato, oltre 15 anni non poteva durare la carica di consigliere regionale, per nessuna ragione al mondo, neanche i più bravi potevano pretenderlo. Ma quello era un partito, i partiti di oggi si distinguono invece per le invettive personalistiche sul rinnovamento e sulla moralità a convenienza».

Ora cosa farà?

«Finisce una straordinaria fase della mia vita ma non finisce la passione per la politica, quella travalica le stagioni e le cariche elettive che non possono durare in eterno. Con questa scelta mi sento più libero di coltivare la mia passione per la politica».

Si può ancora fare politica fuori dalle istituzioni?

«La politica è sempre stata per me lo strumento per farsi carico dei problemi della povera gente. Si fa con visione e metodo per cambiare il destino di una comunità. E a questo obiettivo si contribuisce da dentro e da fuori le istituzioni. In questa fase terribile della storia mi piace pensare di potermi dedicare di più alla lotta per la pace, a sostegno dei popoli oppressi e contro la normalizzazione dell’orrore a cui siamo sottoposti e a cui sembriamo assuefatti».

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