Politica
Amati, addio Azione: ora guarda al Pd
Il partito fondato dall’ex ministro Carlo Calenda - che alle regionali aveva preso percentuali da prefisso telefonico a supporto del candidato governatore renziano Ivan Scalfarotto - registra in queste ore la fuoriuscita del commissario pugliese
Azione sta per chiudere i battenti in Puglia. Il partito fondato dall’ex ministro Carlo Calenda - che alle regionali aveva preso percentuali da prefisso telefonico a supporto del candidato governatore renziano Ivan Scalfarotto - registra in queste ore la fuoriuscita del commissario pugliese Fabiano Amati. Il consigliere regionale di Fasano ha rassegnato martedì le dimissioni dal suo incarico, dando seguito alle critiche mosse subito dopo il flop alle Europee sia di Azione che di Italia Viva. «Il terzo polo spaccato alle urne non era il progetto politico su cui avevamo dato la nostra adesione. Le elezioni europee hanno sancito quanto irrazionale e fonte di discredito sia stata la decisione dei leader nazionali di separarsi, mettendo fine al progetto di partito unico. È la maledizione dei riformisti»: queste parole erano già apparse un commiato.
Che farà ora Amati? Indiscrezioni dal palazzo del Consiglio regionale lo indicano come ad un passo dal rientro nel Pd, dove andrebbe a rinforzare l’area riformista che ha in Antonio Decaro il capofila pugliese, mentre sono antichi i rapporti con il franceschiniano Alberto Losacco, deputato barese eletto nelle Marche. Il capogruppo dem Paolo Campo, non avrebbe da obiettare nel ritorno a casa di Amati. Che in ogni caso sarebbe imminente, mentre Mennea e Clemente restano (per quanto?) in Azione.