La curiosità
Emiliano dribbla le polemiche sul «tris» ma elogia i film di Banfi con la Cassini
Il governatore pugliese ieri in presidenza ha accolto il popolare attore di Canosa, accompagnato dal figlio Walter, per consegnargli il premio Radici di Puglia e festeggiare i suoi 88 anni
BARI - Michele Emiliano tra ipotesi di terzo mandato e rivendicazione della sua alterità rispetto alla gauche caviar, inquadrata nella confraternita con il naso alzato che non apprezza la comicità nazionalpopolare di Lino Banfi. Il governatore pugliese ieri in presidenza ha accolto il popolare attore di Canosa, accompagnato dal figlio Walter, per consegnargli il premio Radici di Puglia e festeggiare i suoi 88 anni. Prima dell’incontro, ha riservato una battuta al ritorno di attualità del terzo mandato per i governatori, dopo le dichiarazioni di Massimiliano Fedriga, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia e presidente della Conferenza Stato-Regioni. Il politico leghista (spesso considerato come un possibile successore di Matteo Salvini in Via Bellerio) su un eventuale tris si era espresso così: «Al di là della mia situazione personale credo che laddove c'è un'elezione diretta con una platea ampia come quella delle Regioni debba essere dato al cittadino il diritto di scegliere. Escludere a priori un candidato è una sconfitta».
Per Emiliano «la posizione di Fedriga non è una novità. È la conferma di una sensibilità presente tra i governatori e nella Lega». Cosa succede se ci fosse una possibilità di terzo mandato in Puglia: «Se dovesse esserci, vedremo il da farsi…», taglia corto il presidente, sapendo che questo è un vero campo minato, stante le aspettative di successione nel Palazzo presidenziale sul Lungomare (in primis c’è l’eurodeputato Antonio Decaro, detentore di un notevole consenso personale in tutta la Puglia, come emerso dal voto dell’8 e 9 giugno).
La premiazione di Banfi, invece, ha consentito a Emiliano di marcare - ancora una volta - la sua differenza rispetto alla sinistra dei cineforum coreani. Alla «La corazzata Potëmkin», amatissima da una certa sinistra d’antan, il magistrato barese ha fatto capire di preferire «La dottoressa ci sta con il colonnello», capolavoro cult di Banfi e della giovanissima Nadia Cassini. «Banfi - ha spiegato Emiliano entrando a gamba tesa nella critica cinematografica con la padronanza di Morando Morandini - è da anni ambasciatore della Puglia nel mondo, ci ha rappresentato dal punto di vista della gente comune, è entrato nella vita di ciascuno di noi, a seconda delle generazioni, con i suoi film». Poi ha elogiato le qualità della sua «anima popolare che prevale sulla cultura che mette le distanza tra quelli colti e gli altri», come «alternativa alla cultura respingente e antipopolare».
Sulla stessa linea ovviamente è stato a suo agio Lino Banfi quando ha raccontato come «gli studenti del Movimento sociale italiano» avessero proposto che l’Ateneo barese gli conferisse la laurea honoris causa alla Comunicazione, ma registrò l’opposizione della sinistra in grisaglia. «Molti intellettuali o pseudo tali, di 20-25 anni fa, scrissero ‘non vorremmo più vedere Banfi nel mondo dello spettacolo perché rovina l'idioma pugliese e poi ha fatto film scollacciati, che non fanno onore né a noi né a lui’».
Se Emiliano ha ricordato le sue performance da tecnico calcistico (ne «L’allenatore nel pallone») o come dirigente della polizia (ne «Il Commissario Lo Gatto», ambientato nell’isola di Favignana), Banfi, non è stato da meno, rimembrando la sintonia con attrici come Edwige Fenech e Nadia Cassini, con cui si esibiva in sketch piccanti-soft, ma sempre segnati «dal rispetto reciproco» sul set e non solo. Una cinematografia semplice, solare e/o boccaccesca di sicuro impatto nei ceti popolari, ma sempre sottovalutata dalla sinistra salottiera autoproclamatasi élite e classe dirigente del Paese.