Le dichiarazioni

Voti comprati, le verità di Olivieri: «Non avevo rapporti con i clan»

Massimiliano Scagliarini

L’ex consigliere regionale ha ammesso di aver pagato. Nessuna nuova rivelazione

BARI - Ha ammesso di aver pagato e di aver offerto buoni benzina e altri regali. Ma ha negato di aver avuto la consapevolezza, o anche solo la percezione, che quelli a cui stava chiedendo voti erano mafiosi. In due ore davanti ai pm Fabio Buquicchio e Marco D’Agostino l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri ha provato a spiegare i rapporti pericolosi che gli vengono contestati nell’ordinanza con cui il gip Alfredo Ferraro, il 26 febbraio, lo ha mandato in carcere e lontano da Bari. Il 62enne avvocato non tornava in città da allora: e sembra destinato a rimanere lontano ancora per molto tempo.

Olivieri (difeso dagli avvocati Gaetano e Luca Castellaneta) non ha fatto nessuna rivelazione, ne ha parlato di argomenti estranei a quelli contenuti nelle contestazioni cautelari. È accusato di associazione per delinquere finalizzata al voto di scambio politico-mafioso e di estorsione aggravata...

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