Verso il voto

Primarie a Bari, il Pd detta condizioni. Tedesco: «Scuse per non farle»

Michele De Feudis

Il segretario dem De Santis: le preiscrizioni? Vanno tolte per non penalizzare le periferie

BARI - «Dobbiamo uscire fuori dal leaderismo galoppante nel nostro paese e nella nostra città»: Domenico De Santis, segretario regionale del Pd schierato con il candidato sindaco Vito Lecce, ha replicato senza sconti al penultimatum della Giusta causa e dell’area pro Michele Laforgia, inquieta per il mancato accordo sulle primarie. Il leader dem ha riunito in Via Re David, i dirigenti Gianfranco Todaro, Elvira Tarsitano con i sostenitori della proposta di Vito Leccese (da Giusi Servodio ai consiglieri comunali Leo Magrone, Pierluigi Introna, Nicola Loprieno, Silvia Russo Frattasi e Nicola Acquaviva passando per Mimmo Lomelo e Mimmo Magistro).

«Da sei mesi chiediamo le primarie - ha spiegato De Santis con enfasi - perché con più candidati in campo, non potevamo tirare i dadi. Siamo contenti che parte della l’altra coalizione abbia cambiato idea e siamo felici dell’apertura dei 5S e di Giuseppe Conte». Poi l’affondo: «Vogliamo primarie vere libere per garantire partecipazione e democrazia. Non dobbiamo avere timore del popolo del centrosinistra». E a Laforgia non le manda a dire e inventa un altro neologismo: «Si parla di “unitarie”? Noi vogliamo le “popolarie”. Non possiamo trasformare un istituto che ha lanciato da Vendola alla Schlein nell’opposto della democrazia». »Chi vince farà il sindaco di Bari», chiosa.

Su cosa si litigai? Sull’inserimento delle preregistrazioni: «Così si escludono le fasce deboli e povere, nostro punto di riferimento. Non vogliamo le elitarie. Chi non trova una intesa sulle regole vuole che le primarie si tengano nel primo turno? Allora lo si dica. Ci sembra che chi vuole giocare la sfida, voglia scegliere l’arbitro, la porta e anche il pallone. Ecco, non si può costruire la platea predefinita». La discussione ha avuto una appendice normativa. Spiega alla Gazzetta Giuseppe Campanile, avvocato e dirigente dem: «Ci sono due problemi tecnici giuridici, strettamente connessi. Uno attiene al trattamento dei dati delle preregistrazioni, che sarebbe un trattamento ulteriore del dato - particolarmente sensibile tra l’altro - rispetto al giorno del voto, non giustificabile da un punto di vista logico giuridico, essendo una consultazione aperta a tutti i cittadini». «Poi - precisa Campanile - c’è il tema del voto elettronico, una sperimentazione che nemmeno il Ministero dell’Interno ritiene esente da rischi di ‘brecce di sistema’, a fronte di un aumento vertiginoso di attacchi informatici ai sistemi pubblici»...

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