Politica

Europee, si vota a giugno 2024: impasse Pd Emiliano-Decaro

Michele De Feudis

Tra i dem «corsa rosa» per Capone e De Simone. Fdi pensa a Ventola

Il 2024 con le elezioni europee si avvicina. Ieri a Bruxelles nella riunione degli ambasciatori dei 27 paesi, da quanto si apprende da fonti diplomatiche, è stato aggiunto l’accordo sulla data per il rinnovo del parlamento continentale: i cittadini saranno chiamati alle urne nel periodo compreso tra il 6 e il 9 giugno dell’anno prossimo. Dalle ricostruzioni emerge che “nel corso delle discussioni per trovare un accordo, da parte italiana è stato mantenuto un approccio flessibile e costruttivo, comunque nel perimetro delle esigenze nazionali, attento in particolare alle sensibilità del Parlamento europeo”.

La fissazione della data è contenuta nell'Atto elettorale del 1976, che prevede che le elezioni del Parlamento europeo si tengano in uno stesso lasso di tempo compreso tra la mattina del giovedì e la domenica successiva. C’era anche l’ipotesi, promossa da due stati membri, che si anticipasse al 23-26 maggio ma su questa finestra non c’è stato accordo.

Gli scenari politici L’attuale maggioranza parlamentare, che ha determinato l’elezione del presidente dell’assemblea, la popolare maltese Roberta Metzola, vede una divisione delle maggiori cariche istituzionali tra Ppe, socialisti e democratici, liberali e conservatori (gruppo a cui appartiene il premier Giorgia Meloni). Sono esclusi da questo percorso Verdi, sinistre e le destre identitarie lepeniste (di questa formazione fa parte la Lega che ha votato la Metzola ma non ha ottenuto spazi né agibilità parlamentare per l’arco costituzionale applicato contro i partiti nazionalisti).

Il leader popolare Manfred Weber dialoga da tempo con Giorgia Meloni e con l’Ecr (acronimo dei conservatori e riformisti europei) per costituire una nuova maggioranza e spostare il corpo del partito postdemocristiano su posizioni più rigide in merito ai dossier di immigrazione e diritti civili. La sintonia si declinerà (dopo il riuscito esperimento svedese che vede insieme popolari e destre conservatrici) anche nelle prossime elezioni spagnole, ma soprattutto risentirà dei numeri del voto del 2024, che potrebbe determinare un ulteriore smottamento su posizioni identitarie del panorama continentale. Anche la Lega, con la regia di Giancarlo Giorgetti, vorrebbe essere parte di questo grande gioco e per questo in Via Bellerio si valuta la possibilità di lasciare il gruppo lepenista (stante il forte legame tra Marine Le Pen e Matteo Salvini) per consolidare una relazione con la Csu bavarese, il partito più a destra del panorama popolare (su questa traccia aveva già lavorato nel 2019 il prof. Giuseppe Valditara, da ottobre ministro dell’Istruzione).

Le dinamiche pugliesi Il “salto” a Bruxelles è uno dei temi di maggiore appeal nel Pd. L’ipotesi di una candidatura all’europarlamento è balena in questi mesi sia al governatore Michele Emiliano che al sindaco di Bari Antonio Decaro, entrambi al secondo mandato. La linea della segreteria Schlein è che alle europee debbano scendere in campo i big, per favorire una crescita di consensi soprattutto al Sud, dove la concorrenza grillina è fortissima. Emiliano alla “Gazzetta” ha dichiarato di voler finire il mandato regionale, mentre Decaro - in vista delle regionali del 2026 - potrebbe attivare una rete municipale nelle cinque regioni meridionali per andare a Bruxelles, acquisendo una ulteriore legittimazione popolare in chiave meridionalista e progressista. In Puglia potrebbero ambire a un seggio in Belgio anche il presidente del Consiglio regionale Loredana Capone (vicepresidente nazionale del Pd, area Schlein), e l’ex parlamentare Titti De Simone, figura di grande riconoscibilità per le battaglie sui diritti civili.

A destra? Fdi non ha un eletto pugliese (Raffaele Fitto si è dimesso per andare a ricoprire il delicato incarico di ministro degli Affari europei). Tra i meloniani è già in corsa per l’Europa il capogruppo regionale Francesco Ventola (gli ha ceduto il passo Renato Perrini), ma non si può escludere una candidatura legata a schemi più identitari e post-missini. Nel tacco d’Italia raccoglierà anche consensi Vincenzo Sofo, marito di Marion Le Pen, eurodeputato eletto nel Carroccio e poi passato alla Fiamma, già animatore di una “rete di patrioti” legata alla rivista “il Talebano”. Poi bisognerà valutare le chance di Chiara Gemma, accademica barese eletta con i grillini e passata nella destra meloniana.

La Lega ha l’uscente Massimo Casanova, molto vicino al capitano Salvini. Forza Italia potrebbe eleggere un parlamentare nel collegio Sud, dove pesano i consensi consolidati degli uscenti Aldo Patriciello (molisano) e Fulvio Martusciello (campano), veri re delle preferenze.

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