L'intervista

«Il Piano Mattei passa da Tunisi con la cooperazione sanitaria»

Michele De Feudis

Gemmato: «Più sinergie nel Mediterraneo su energia e immigrazione»

Sottosegretario Marcello Gemmato, è a Tunisi per il forum internazionale sulla Salute. Chi saranno i suoi interlocutori? 

«Sulla linea di attenzione del premier Giorgia Meloni verso i nostri interlocutori internazionali nel Mediterraneo, dialogherò con  il ministro della Salute della Tunisia, Ali Mrabet, un rappresentante dell’Oms, l’ambasciatore d’Italia in Tunisia Fabrizio Saggio e il direttore dell’Istituto zoo-profilattico di Teramo, Nicola D’Alterio. L’evento prevede anche una relazione del ministro della Salute, Orazio Schillaci». 

Quale l’obiettivo della giornata di relazioni internazionali?

«La nostra riflessione sarà sull’approccio “One Health” alla Salute: non bisogna distinguere tra salute animale e salute umana, ma considerare entrambe come un “unicum”. Dalla sintonia delle due visioni viene fuori una sensibilità sociale e politica, che parte dal presupposto che non c’è una linea di demarcazione tra medicina umana e medicina dedicata agli animali: è essenziale la cura di tutti gli esseri viventi».

Anche la Sanità e il diritto alla Salute sono parte del piano Mattei del governo Meloni per l’Africa? 

«In linea con quanto ribadito dal presidente del Consiglio nel suo discorso di insediamento, passiamo agli interventi concreti. Già ieri abbiamo visitato a Tunisi l’ospedale Charles Nicolle per verificare lo stato di avanzamento di un progetto di cooperazione internazionale di 17 milioni di euro, promosso dal governo italiano a favore della Sanità tunisina, con riferimento proprio all’essenziale reparto di neonatologia. Grazie alle risorse italiane, questo reparto sarà a breve dotato di strumentazioni e tecnologie avanzate, al fine di intervenire a tutela della salute dei bambini». 

Cosa si sta realizzando nello specifico?

«È stato allestito un reparto con 20 posti di terapia intensiva per bambini prematuri. La struttura ha ricevuto la dotazione di strumentazione per le terapie cliniche neonatologiche. L’inaugurazione della struttura è prevista per il prossimo giugno. Parliamo di una struttura di 400 metri quadri».

Quali sono le differenze tra l’approccio italiano verso la costa Sud del Mediterraneo e quello di altri partner europei, a partire dalla Francia?

«Il Piano Mattei traccia la linea di un rafforzamento politico delle relazioni con i nostri partner privilegiati dell’area nordafricana che potrebbero diventare riferimento della nostra nazione sicuramente per l’energia e l’approvvigionamento di idrocarburi, ma anche nella sanità. Tutto si fonda su scambi e cooperazione, da rafforzare in particolare verso la parte sud del Mediterraneo e verso i Balcani. Noi vogliamo riaffermare la centralità e politica dell’Italia nel Mare Nostrum, anche con una attenzione a far crescere le conoscenze e le competenze scientifiche dei nostri partner. Alla base di questa collaborazione vi è la disponibilità dell'Italia nel mettere a servizio della comunità scientifica tunisina le proprie eccellenze mediche e veterinarie, attivando uno scambio virtuoso per entrambi i Paesi».

I viaggi della Meloni nel Mediterraneo hanno avuto finora come priorità energia e immigrazione.

«Sul capitolo immigrazione il governo ha intenzione di invertire la rotta, fermando gli sbarchi indiscriminati degli irregolari e lavorando per un modello di arrivi di lavoratori specializzati che consentano di dare risposte alle domande di forza lavoro avanzate dal mondo produttivo e imprenditoriale nazionale».

La cooperazione anche nella sanità come si realizza? 

«Sono in atto scambi culturali con realtà lombarde, come il gruppo San Donato, dove si formano infermieri e personale medico tunisino. È un primo passo per rafforzare la sanità del paese nordafricano, grazie alla nostra collaborazione, favorendo relazioni osmotiche. Inoltre, l’Italia potrebbe essere attrattiva per una serie di soggetti economici ed utenti che potrebbero orientarsi alla sanità italiana, fino ad oggi rivoltesi a Paesi esteri, segnatamente la Francia».

Nel 1998 l’assessore alla cultura a Bari era Giuseppe Tatarella: organizzò un festival italo-tunisino in città. Una kermesse da riproporre? 

«Tatarella aveva una idea complessa di Bari e della Puglia come soggetto attivo nel Mediterraneo: quel festival era parte di un protagonismo italiano che andava dalla diplomazia alla cultura, passando per economica e sviluppo. Purtroppo il governatore Michele Emiliano e il sindaco di Bari Antonio Decaro non hanno proseguito su questa rotta propizia di dialogo con l’altra sponda del Mediterraneo. Tatarella presentava un’offerta strategica delle relazioni internazionali, formula che manca del tutto agli attuali leader degli enti territoriali pugliesi. Ma non sarà così ancora a lungo…».

Privacy Policy Cookie Policy