La situazione

I commercianti chiedono ristori per la crisi idrica a Potenza

Antonella Inciso

Nel frattempo sale il livello della diga della «Camastra»

POTENZA - Il livello della diga della Camastra sale. Ma non tanto da consentire di ripristinare la situazione e così - tra interrogativi, richieste di trasparenza ed attesa per i risultati delle analisi - l’acqua, nei 29 comuni lucani alle prese con la crisi idrica, continua ad essere razionata. Arrivando nelle case solo per mezza giornata. I due centimetri di innalzamento della Camastra registrati dall’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino meridionale, seppure siano una buona notizia, sono decisamente insufficienti per consentire nuovi prelievi. Ci vorrà tempo, dunque, e soprattutto ci vorrà la pioggia o la neve. Sino ad allora, ad essere utilizzata è un misto di acqua del Basento e di alcune sorgenti. Insomma, per il momento, il ritorno alla normalità non sembra essere imminente. Ed oltre ai disagi ed alle preoccupazioni dei cittadini (con il Comitato acqua pubblica che continua a chiedere l’esclusivo impiego delle sorgenti e l’attesa per la nuova riunione dell’Unità di crisi) si aggiungono le difficoltà che sono vissute da commercianti e ristoratori, uniti dalla richiesta di ristori per fronteggiare l’aumento dei costi che si è registrato negli ultimi mesi. Costi di personale ma soprattutto costi per serbatoi e condotte. Come conferma Massimo Pesce, imprenditore della ristorazione del capoluogo ed esponente dell’associazione “85Centro”. In particolare, l’imprenditore evidenzia come “la percentuale di persone che hanno timore per la qualità dell’acqua del Basento hanno smesso di consumare”. “Prima dell’attacco dell’acqua del Basento erano in molti a chiedere informazioni su che tipo di acqua usavamo. Poi, dal giorno stesso dell’immissione, hanno continuato regolarmente a consumare. La percentuale di persone che hanno timore, invece, non vengono più anche se non lo possiamo quantificare” sottolinea Pesce che racconta anche le tante difficoltà dal punto di vista organizzativo. “Facciamo di tutto perché il cliente finale non subisca la problematica, però per permettere al cliente di non vivere quelle difficoltà le nostre criticità sono elevatissime – continua - perché, nella maggior parte dei casi, dobbiamo fare un doppio turno di lavoro, perché la gran parte dei lavori devono essere fatti quando c’è l’acqua. Quindi, tutto è concentrato e soprattutto per i locali che operano di sera è necessario un doppio turno”. Costi aumentati ed un danno dal punto di vista economico “calcolabile”. “Abbiamo affrontato spese ingenti per serbatoi e pompe, un aumento dei turni di lavoro per consentire di ripristinare i locali la mattina dopo, quando la sera non è possibile farlo e poi in molti acquistano l’acqua mentre prima si usava quella delle condotte – continua l’esponente dei commercianti - Aggiungi dal punto di vista ambientale che questo comporta anche un aumento del consumo di plastica. Per questo, in questa fase di criticità, di urgenza l’attenzione deve essere nel ripristinare il servizio, ma, poi, si devono avere i ristori”. “Chiediamo i ristori perché abbiamo avuto dei disservizi, dei costi accessori. Siamo pronti ad aspettare ma poi la questione dovrà essere affrontata” conclude Pesce, anticipando una sollecitazione che sembrano avere molti.

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