l'inchiesta
Presunti maltrattamenti all’istituto Padri Trinitari di Venosa: la sentenza decide il ««non doversi procedere»
Così il Tribunale di Potenza nei confronti di nove imputati in un processo relativo a presunti maltrattamenti nell’inchiesta denominata «Riabilitazione invisibile»
POTENZA - Il Tribunale di Potenza ha deciso oggi «non doversi procedere» nei confronti di nove imputati in un processo relativo a presunti maltrattamenti avvenuti nell’istituto riabilitativo dei Padri Trinitari di Venosa. Anche per un altro imputato - morto all’inizio di gennaio scorso - i giudici hanno deciso «non doversi procedere». I fatti relativi all’inchiesta denominata «Riabilitazione invisibile», con 15 indagati, risalgono al marzo del 2018: le accuse iniziali erano di concorso in maltrattamenti, falsità ideologica e omissione di atti d’ufficio. Otto tra educatori e assistenti finirono agli arresti domiciliari. Il Tribunale ha dichiarato non doversi procedere nei confronti dei nove imputati in ordine al reato di percosse - qualificando così diversamente l’originaria imputazione - «non dovendo l’azione penale essere iniziata o proseguita per mancanza di querela».
«La sentenza del Tribunale di Potenza, che ha deciso il non luogo a procedere nei confronti di nove dipendenti dell’istituto Padri Trinitari di Venosa, accusati di presunti maltrattamenti agli ospiti, certamente fa luce su una vicenda giudiziaria che è pesata non solo sui lavoratori coinvolti, ma anche sugli utenti e sulle loro famiglie, e non meno su tutti i dipendenti anche per il clima di sospetto nei confronti del loro operato, ponendo al contempo una serie di interrogativi sulla gestione della struttura, che offre un servizio indispensabile per il territorio lucano», si afferma in una nota della Cgil che aggiunge: «Più volte come Fp Cgil abbiamo evidenziato pubblicamente alcune criticità presenti all’interno dell’istituto dal punto di vista di gestione del personale, culminata nel licenziamento - secondo noi illegittimo - di un centralinista di 61 anni con disabilità motoria.
La punta di un iceberg, più o meno sommerso, di una sorta di sistema ormai radicato nell’istituto, che rischia di rendere fortemente vulnerabili e spaventati i lavoratori, in quanto continuano a susseguirsi ad un ritmo impressionante contestazioni disciplinari, con conseguenti provvedimenti sanzionatori, licenziamenti, ma anche dimissioni volontarie nel numero di diverse decine, fortemente sproporzionato rispetto alle unità lavorative. Una situazione insostenibile per i dipendenti tutti, a causa del potenziale forte stress cui sono sottoposti da tempo e che potrebbe esporli alla sindrome del burnout. Interventi amministrativi gestionali evidentemente non in linea con un contesto da cui, anche alla luce della recente sentenza che scagiona al momento il personale dell’istituto, cade l'aurea negativa cui le accuse di maltrattamenti l'avevano avvolta. Per questi motivi riteniamo sia necessario un cambio di rotta sia per tutelare il benessere di quanti lavorano presso i Padri Trinitari, che per la qualità di assistenza e cura nei confronti di utenti estremamente fragili e vulnerabili che ne potrebbe derivare.»