Economia
Vendemmia a picco a Venosa: colpa del fungo killer ma la qualità resta alta
Il nemico numero uno dei viticoltori è la peronospora. «Ma le uve risparmiate si presentano sane e in perfetto turgore vegetativo»
VENOSA - La raccolta dell’uva bianca per la Cantina Sociale di Venosa si è chiusa proprio in questi giorni con dati negativi che incideranno sulla produzione del vino. Per il moscato tra il 60 e il 70% in meno rispetto alla vendemmia 2022, per il malvasia intorno al 50% e per il merlot tra il 50 e il 60%. Vini che come il Verbo Bianco Malvasia continuano a collezionare riconoscimenti in concorsi enologici internazionali.
A fare un primo quadro della situazione a tinte fosche, nell’incontro-dibattito a Venosa su «La Pac 2023-2027 e le prospettive del comparto vitivinicolo in Basilicata», organizzato da Cia-Agricoltori, è Domenico Briscese, viticoltore, vice presidente Cantina Sociale Venosa. Il nemico numero uno dei viticoltori del Vulture (alla Cantina di Venosa conferiscono anche soci di Maschito, Montemilone, Ripacandida e Ginestra) è la peronospora. «Ma – rassicura Briscese – le uve si presentano sane e in perfetto turgore vegetativo. E quindi la vendemmia è di grande qualità ed in perfetto equilibrio produttivo. Adesso cominceremo a raccogliere l’uva rossa per l’Aglianico e temiamo che il calo di produzione si ripeta con conseguenze economiche più pesanti perché ovviamente l’Aglianico docg è la nostra produzione quantitativa e qualitativa di forza».
Con l’approssimarsi delle operazioni di vendemmia le previsioni di Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini - per la Basilicata una riduzione del 10% rispetto al 2020 passando da 73 mila ettolitri dello scorso anno ai 65 mila ettolitri di quest’anno – rischiano di diventare molto più pesanti. Per il viticoltore, in attesa che la Regione approvi il decreto di riconoscimento della nuova calamità naturale (peronospora), si può e si deve intervenire per evitare o quanto meno ridurre in futuro il mancato raccolto. «Nei mesi estivi abbiamo risentito della siccità. Diventa necessario – afferma il vice presidente della Cantina Sociale Venosa – pensare a sistemi di irrigazione di soccorso».
Una proposta concreta: nell’arenale Notarchirico di Venosa (150 ettari) «catturare» acqua da ruscelli secondari per ogni emergenza irrigua. «Purtroppo non solo la peronospora ha influito sulla vendemmia ma – aggiunge Antonio Amato, responsabile comparto vitivinicolo Basilicata – il clima siccitoso ha fatto diventare l’uva più “leggera”. C’è bisogno dunque di accrescere i servizi di consulenza e assistenza agli agricoltori fornendo loro indicazioni precise come in tema di trattamenti perché la peronospora ha attaccato i tralci dei vitigni e rischia di avere un peso negativo anche per la vendemmia del prossimo anno».
Altro tema affrontato dai viticoltori del Vulture è quello delle assicurazioni. In un’annata agricola sempre più segnata da eventi calamitosi il mercato delle polizze assicurative agricole anche in Basilicata tocca un nuovo massimo storico nel 2022. Complessivamente raggiunge i 59 milioni di euro con un incremento di più 1,6% rispetto al 2021. La superficie assicurata è pari a 8.859 ettari che rappresenta l’1,9% della superficie agricola utile. L’Ismea nell’ultimo «Rapporto sulla gestione del rischio in agricoltura», per l’insieme delle polizze agevolate, finanziate fino al 70% con contributi Ue e nazionali, stima un valore assicurato nell’ultimo anno di 9,6 miliardi di euro, in crescita del 5,2% su base annua, di cui 7,1 miliardi relativi al solo comparto delle colture vegetali (+5,9%).
Purtroppo – sottolinea il presidente regionale della Cia Giambattista Lorusso – l’alto costo delle polizze scoraggia gli agricoltori, mentre piogge improvvise e torrenziali, allagamenti-alluvioni, gelo primaverile, grandinate e temperature improvvisamente «africane» ormai non sono più eventi eccezionali. Nella nuova Politica Agricola Comune la gestione del rischio in agricoltura si è dotata in Italia di un impianto più solido, rafforzato anche sul piano finanziario e soprattutto innovativo. C’è il Fondo Agricat (300 milioni) quale nuovo strumento in materia assicurativa, gestito da Ismea che – dice - va utilizzato al meglio.
La Cia reputa estremamente importante che in questa fase si produca d’intesa anche con le Organizzazioni agricole una corale azione finalizzata a ottenere le giuste attenzioni in sede nazionale ed europea dotandosi di tutta la necessaria documentazione atta al riconoscimento dello stato di eccezionale calamità e crisi produttiva del comparto in modo da potere attivare da tutti gli strumenti destinati a dare la massima attenzione al settore vitivinicolo.
Ed è proprio sui risarcimenti e gli aiuti ad insistere Domenico Mastrogiovanni, responsabile comparto vitivinicolo Cia nazionale. “Stiamo lavorando sul Ministero e sul Governo – afferma – perché il Fondo Nazionale sulle calamità naturali sia alimentato da nuove risorse aprendo alle Regioni la possibilità di mettere soldi propri da gestire direttamente. È questo l’anno orribile non solo per la viticoltura quanto per tutta l’agricoltura italiana».
Mastrogiovanni ha fatto riferimento all’utilizzo delle risorse appostate sull’Ocm Vino (vendemmia verde), il fondo rotativo a sostegno degli investimenti anche d’intesa con Ismea, all’utilizzo mirato delle risorse previste nel Csr 2023-27 con intervento (Srd30), oltre alla possibilità della norma mai abrogata della legge 102/04. Tutti strumenti che possono essere attivati per sostenere le aziende interessate dalle calamità. Poi un richiamo alla necessità, come sta avvenendo in Toscana e Sicilia, di una «rilettura» e riorganizzazione del sistema di denominazione di origine controllata finalizzata ad un’ulteriore valorizzazione del brand oltre che ad una più efficace identificazione. Di qui la proposta di istituire il Distretto viticolo lucano con tutti gli autori della filiera ed in particolare per gli areali a denominazione di origine.