Basilicata fashion

Un’accademia lucana di sartoria, il sogno del maestro Emilio Sasso

Maila Tritto

L’idea è creare a Melfi una struttura che accompagni i talenti in un percorso formativo

Le linee degli abiti su misura si alternano alle fantasie l’eleganza abbraccia l’alta sartoria. Senza dimenticare quel tocco casual ideale per tutti i giorni come la giacca in pelle, un vero passe-partout. Via libera, quindi, alle creazioni del maestro Emilio Sasso che sposa la tradizione dell’artigianato e della moda made in Italy.

Anzi, è il caso di dirlo «made in Basilicata», a Melfi e Potenza. Guardando «oltre» e cioè raggiungendo anche le altre città d’Italia, ed è quello che ha fatto Emilio girando il mondo. Il suo atelier è quindi il luogo ideale per dare forma ai capi dedicati all’uomo cui si aggiungono gli accessori come scarpe, cinture, cravatte, papillon per completare e dare quel tocco in più all’outfit. Al centro del lavoro di Emilio c’è l’originalità e la passione per la moda, non a caso ha ricevuto l’onoreficenza di «maestro» dell’Accademia dei Sartori. E oggi veste l’uomo valorizzandone stile e personalità.

Emilio Sasso, come nasce la sua passione per la moda e la sartoria?

«Viene da lontano... Durante il periodo estivo passavo le giornate con mia nonna, lei cuciva con la macchina di un tempo, una vecchia Singer. Da quel momento ho iniziato quasi per gioco a cucire e ricucire le cerniere dei jeans e dei pantaloni. Col tempo mi sono sempre di più appassionato alle sfilate di moda, ottenendo anche la maturità artistica a Melfi negli anni Ottanta. Era il periodo di Gianni Versace, Rocco Barocco e le grandi sfilate che si vedevano a Roma. Ho studiato allo Ied di Milano, anche se era molto improntata sulla moda prêt-à-porter. Ho sempre preferito l’alta moda, per questo motivo poi mi sono trasferito a Roma e ho avuto il piacere di conoscere i grandi maestri come Sebastiano Di Rienzo che è stato il mio primo docente di taglio e anche il primo tagliatore di Valentino. Ho incontrato tante personalità dell’alta moda italiana come le sorelle Fontana e Renato Balestra – solo per citarne alcuni. Poi ho scelto di tornare in Basilicata e ho aperto il mio primo punto vendita a Melfi».

Tornare in Basilicata è stata una sua scelta coraggiosa e consapevole.

«Negli anni Novanta questa terra era poco propensa a quella che poteva essere la mia visione dell’alta moda. All’inizio il mio unico obiettivo è stato creare qualcosa che si avvicinasse all’alta moda e l’abito da sposa è senza dubbio affine alle mie idee. Da quel momento, infatti, ho iniziato a confezionare le mie creazioni. Dopo le mie esperienze nelle capitali europee sono rientrato a Melfi e ho aperto una sede a Potenza dedicata all’alta moda uomo. Sono riuscito a realizzare una struttura tutta mia che mi possa distinguere, vesto diversi personaggi del mondo dello spettacolo. Il mio obiettivo è cercare di essere presente con il mio brand anche a Milano».

Lei nasce con l’alta moda donna e, nonostante questo, ha poi preferito quella dedicata all’uomo. Le manca un po’ creare abiti per l’universo femminile?

«Tanto. Nasco come stilista di alta moda donna, ma i materiali sono troppo costosi in Basilicata a differenza dell’uomo. Spesso quando il cliente ti dice “Emilio, fai tu... Non mi interessa il prezzo”, non subentra più il fattore economico ma il piacere di lavorare con determinati materiali. E questo è importante per il risultato e la struttura finale. L’abito che indossiamo influisce sull’immagine e ci fa stare bene con noi stessi. È molto importante che il cliente riconosca in me una figura professionale con determinate peculiarità come lo stile. Quando realizzo un capo abbino sempre la creatività alla tecnica della struttura maschile, alla conoscenza della materia prima. Negli abiti che realizzo, quindi, oltre a esserci lo stile c’è anche la tecnica ed è proprio questa la mia forza».

La tradizione sposa quindi l’innovazione?

«Esatto, è la tecnica abbinata all’innovazione ed è questa la ricerca che ho sempre fatto. Non mi sono mai fermato, anzi continuo a portare avanti questa teoria. La mia forza è la mia insoddisfazione, cerco sempre di raggiungere la perfezione, di portarmi avanti e migliorarmi guardando “oltre”. Sono sempre pronto alle sfide e penso che il confronto sia fondamentale, la crescita personale e professionale è importante anche da questo punto di vista. Allo studio tecnico è necessario abbinare lo stile, l’innovazione, la ricercatezza e un altro fattore determinante è senza dubbio la freschezza di un capo o di un abito. Ci vuole tutto uno studio dietro. Negli ultimi tempi quella che sta mancando è la raffinatezza, purtroppo si tende sempre più a ostentare».

Quali sono i suoi progetti futuri?

«L’obiettivo è di realizzare un’accademia di sartoria in Basilicata. Con me, per esempio, lavora una ragazza laureata in ingegneria che avrebbe voluto studiare moda ma non ha avuto la possibilità. Il mio sogno sarebbe quindi di avere, nell’arco di un paio di anni, una struttura su Melfi. L’ideale sarebbe creare un percorso formativo completo per i giovani, compresa la parte creativa che oggi manca in una scuola di sartoria ed è fondamentale. Quando lavoro vedo sempre l’abito sul cliente che ho davanti enfatizzando i punti di forza e poi lo creo. In dieci anni, grazie ai miei studi, sono riuscito a dare vita ai miei abiti che hanno una struttura slim e comfort al tempo stesso. Rendere felice il cliente è motivo di grande soddisfazione».

Privacy Policy Cookie Policy