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Potenza, i tempi «sballati» del credito agrario: «La natura e le banche, mondi distanti»

 
Massimo Brancati

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Massimo Brancati

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Secondo gli accordi di Basilea le aziende agricole possono accedere al credito bancario secondo le stesse regole che valgono per tutti gli altri settori. Ma la loro è un'attività completamente diversa

Lunedì 06 Marzo 2023, 13:58

POTENZA - Se una banca presta 10mila euro ad un viticoltore del Vulture o della Collina Materana per fare un vigneto chiedendo il rimborso dopo tre anni, l’agricoltore è in difficoltà perchè la prima bottiglia di vino prodotta da quel vigneto potrà venderla fra non meno di cinque anni. È l’esempio più semplice e concreto di una situazione sul fronte del credito agrario che va a penalizzare non solo l’agricoltore che non sa come rimborsare il credito, ma anche il sistema bancario che non avrà indietro i soldi nei tempi richiesti. Il problema centrale: secondo gli accordi di Basilea, le aziende agricole possono accedere al credito bancario secondo le stesse regole che valgono per tutti gli altri settori. «Una condizione, però, che le penalizza notevolmente perchè la loro attività, per sua natura, è molto diversa da tutte le altre – sottolinea il presidente di Cia-Agricoltori Potenza Giannino Lorusso -. Il sistema agricolo deve sottostare ai ritmi della natura, quindi i cicli produttivi e di vendita sono molto più lenti di qualsiasi altra attività. Oltre che per l’agricoltore, questa situazione è lesiva anche del sistema creditizio. Tutto questo – aggiunge – mentre la possibilità di avere accesso al credito è, ora più che mai, cruciale per le aziende. Nel post pandemia, con il rialzo dell’inflazione e l’aumento del costo delle materie prime, è fondamentale avere regole chiare ed appropriate per accedere ai fondi e centrare la ripresa economica». All’oggettiva penalizzazione si aggiunge che il credito agricolo – secondo il rapporto Ismea più aggiornato - conferma una spiccata concentrazione territoriale. Le prime quattro regioni per rilevanza degli stock di prestiti (in bonis e non), ne detengono il 54,4% del totale nazionale. La Lombardia da sola ha una quota che sfiora il 19% (18,7%).

In Basilicata l’ammontare è di 376 milioni di euro che rappresenta appena lo 0,9% del totale complessivo, di cui 139 milioni sono a breve e medio termine (1,3% del totale). Per questo motivo, Cia rilancia la richiesta che l’agricoltura abbia un sistema di regole bancarie completamente diverso dagli altri settori: non perché voglia essere privilegiata, ma perché il ciclo di vita delle piante è diverso da qualsiasi altra produzione. «O cambiamo le regole per gli agricoltori – dice Lorusso - o teniamo il settore al di fuori degli accordi di Basilea. Ma una soluzione al problema è necessaria e non rinviabile».

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