L'analisi
Più orgoglio e coraggio (basta rivalità con Matera): ecco il 2023 di Potenza
Inizia oggi una ricognizione, provincia per provincia, delle tre principali sfide che i territori di Puglia e Basilicata dovranno affrontare nel 2023. La prima tappa del viaggio è a Potenza
Inizia oggi una ricognizione, provincia per provincia, delle tre principali sfide che i territori di Puglia e Basilicata dovranno affrontare nel 2023. La prima tappa del viaggio è a Potenza. Troppo facile, banale, indicare tra le sfide del 2023 la completa riqualificazione di Bucaletto, cittadella del post-terremoto ‘80. Anche perché, diciamola tutta, è un traguardo che andava tagliato qualche lustro fa e, invece, a distanza di 43 anni dal sisma del 23 novembre 1980, siamo ancora qui a scriverne nella speranza che quei fatiscenti prefabbricati diventino definitivamente un ricordo. Così come utopistico sarebbe chiedere a Potenza di trattenere i suoi «cervelli», i suoi giovani in un contesto globale che fagocita i localismi e abbatte i confini. Per i potentini la prima vera sfida dell'anno appena cominciato va giocata sull’approccio culturale. Esattamente come le altre due. Si scrollino di dosso l’atavica tendenza masochista in cui sguazzano da sempre autocommiserazione, pessimismo e negatività. Orson Welles diceva che per presentarsi agli altri con l’ambizione di piacere occorre innanzitutto essere sicuri di se stessi, delle proprie capacità, della propria immagine. E allora la città si convinca che poi non è così brutta come qualcuno (soprattutto al suo interno) la vuole dipingere. Il capoluogo non ha i Sassi di Matera, il Colosseo, né l’Arena (come quella di Verona) e neppure cose simili agli Uffizi di Firenze o al Duomo di Milano con la sua Madunina. Però è una città che possedeva (e possiede, per quello che le si è lasciato ancora intatto) scorci e angoli nel suo centro storico che possono vantare specificità e bellezze senza tempo. Ce lo hanno confermato, anche di recente, gli sguardi «creativi» del piccolo esercito di filmmaker di Cinemadamare, la carovana di giovani cineasti da tutto il mondo, capaci di intravedere lampi di luci, scorci inediti da catturare con l’occhio della telecamera e da celebrare nei loro short movie.
Certo, non mancano le criticità. Le chiese, i vicoli, gli spazi dei mercati, gli slarghi, le fontane. Molte di queste tessere del patrimonio cittadino, per una strana attrazione verso il cupio dissolvi, sono state cancellate o brutalizzate con interventi sconci. Cementificazione e altri stravolgimenti hanno portato spesso alla perdita o allo sfregio di questi frammenti, elementi riconoscibili di una comunità che in essi si specchia per ricordare le sue radici. Nel frattempo lo spaesamento potentino è stato accelerato polverizzando la stessa comunità originaria (quella che è nata nella città/paese). Dispersa. Espulsa dai suoi vicoli del centro - dove era nata e aveva vissuto - e spedita nelle baracche o nei palazzoni-caserma delle disordinate periferie che si sono andate gonfiando sempre di più ai margini del centro urbano. Accerchiate da un pullulare di costruzioni ancor più disordinate di quelle realizzate nella cerchia urbana. Ecco la seconda sfida: programmare lo sviluppo della città sul fronte edilizio, evitando di lasciare in eredità interi quartieri in cui si è costruito abitazioni prima di mettere a punto la rete viaria e l’illuminazione, con il risultato che oggi, a distanza di decenni, i residenti aspettano ancora asfalto e marciapiedi.
La terza sfida, come la prima, deve alimentarsi di un sano orgoglio di appartenenza, sgombrando il campo da campanilismi e contrapposizioni con Matera. Ora come non mai bisognerebbe avere il coraggio e la lungimiranza di fare squadra. Di remare tutti nella medesima direzione nel tentativo di realizzare progetti capaci di lasciare un segno tangibile. Oggi e nel futuro. È necessario che Potenza accetti e gioisca per la leadership turistica di Matera, così come Matera la smetta di temere un processo di attrazione fatale messo in atto dal capoluogo ogniqualvolta il cuore della governance lucana volge il suo sguardo sugli «affari interni» dei Sassi, com'è stato per la scelta del nome della Fondazione Matera-Basilicata 2019 o, in tempi più recenti, per le questioni legate al nuovo statuto della stessa Fondazione. Un fatto dev’essere chiaro: la Basilicata vince la sua partita per il futuro tutta insieme. O insieme la perde. Convinzione che i potentini devono innervare di «amor proprio», cominciando a voler un po’ più di bene alla loro città.