Regione

Bardi finisce nell’angolo: centrodestra senza numeri

Gianluigi De Vito

Manca il numero legale, salta la votazione per la surroga di due consiglieri

Che l’aula sarebbe stata un ring, l’aveva certo messo in conto. Ma che sarebbe finito alle corde, forse no. Vito Bardi è un generale con le truppe inquiete. È in difficoltà nel serrare le fila della maggioranza di centrodestra dopo che l’inchiesta Dda che ha provocato un terremoto non solo nella sanità lucana, gli ha picconato assessori, capigruppo e alleati fedeli.

Ma il governatore non ha mai dato segni di di cedimento e ieri sperava di superare il guado nel quale è finita la maggioranza dopo gli arresti e gli obblighi di dimora. Non si è fatto problemi nel chiedere all’opposizione una ciambella di salvataggio: mantenere il numero legale in modo da operare la sostituzione di Piro e Leone con l’ingresso di Capuano e Bellettieri in consiglio comunale. Un via vai che avrebbe consentito di riprendere senza altri singhiozzi la marcia amministrativa. E invece al presidente della Basilicata è andata male. Due volte. La prima, perché è saltato il numero legale. La seconda perché ad abbandonare l’aula è stata anche Dina Sileo del gruppo misto e che proviene dalle fila della maggioranza. I ribelli ex Lega non hanno fatto un passo indietro, ma nessuno immaginava di fare i conti anche con la tegola Sileo e con un’aria di fronda sempre più forte.

Che sia in atto una crisi profonda è facile desumerlo, ma che sia una crisi al buio è un azzardo. Anche perché al momento di contarsi per staccare la spina bisognerà vedere quanti consiglieri dell’opposizione vorranno perdere la poltrona e tornare a giocarsi la partita nei collegi.

Quel che è certo è che Bardi è senza maggioranza. Per ora. Non rimarrà a girarsi i pollici e dal centrodestara fanno sapere che sono immediate e ripetute le mosse di ricucitura. Bisognerà vedere a quale prezzo e a vantaggio di chi sarà il nuovo idillio, necessario per andare avanti nel mandato.

Il racconto della giornata politica è riassunto in pochi passaggi. A causa della mancanza del numero legale, nel consiglio regionale non si è tenuta la votazione per l’accettazione delle dimissioni di Francesco Cupparo e Francesco Piro, i due consiglieri di Forza Italia che si sono dimessi in seguito all’inchiesta sulla sanità lucana, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza. Al momento della verifica del numero legale, richiesta dal capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Coviello, in aula erano presenti solo sette degli otto consiglieri della maggioranza. E non c’era neanche Dona Sileo del gruppo misto.

Prima della verica c’è stata una lunga sospensione, al termine della quale i gruppi di opposizione (Pd, Terzo Polo e Cinque Stelle) hanno annunciato che non avrebbero partecipato alla votazione. C’è stato il dibattito, con i consiglieri «dissidenti» Massimo Zullino e Giovanni Vizziello (nelle scorse settimane si sono autosospesi dalla Lega) che hanno chiesto di aggiornare la votazione. E dopo un’altra sospensione, c’è stata la richiesta di Vizziello della verifica del numero legale e il conseguente scioglimento della seduta.

Uno schiaffo al generale. Perché in apertura dei lavori, il presidente della Regione lancia un l’invito a tutte le forze politiche «a non ostacolare in nessun modo l’esercizio del diritto di difesa di Francesco Cupparo e Francesco Piro» L’assemblea avrebbe dovuto accettare le dimissioni di Cupparo (sottoposto al divieto di dimora a Potenza) e di Piro (agli arresti domiciliari), dopo che lo stesso Bardi, nei giorni scorsi, aveva preso atto delle dimissioni di Cupparo dalla carica di assessore regionale all’agricoltura.

Il ragionamento del mattino di Bardi fa leva sul diritto di difesa che «non può essere oggetto di speculazioni politiche». Non si nasconde, parla di «grave turbamento» creato dall’inchiesta sulla sanità, inchiesta che vede indagato lui stesso. «Sono turbato e amareggiato per quanto accaduto generalmente e personalmente. Sino a quando la cosa non si è materializzata la escludevo dal mio orizzonte psicologico. Lo spirito è appesantito da questa condizione, ma mi sono formato a una scuola che mi ha educato a responsabilità e a distinguere dalle condizioni emotive per esercitare funzioni. L’urgenza del presente è la necessità di dare risposte ai lucani in questa crisi economica». Ha provato a parlare al cuore, li ha risposto la ragione calcolante.

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