La storia

A Potenza nasce Eva, bimba ucraina fuggita dalla guerra

Alessandro Boccia

La madre è stata una bambina di Chernobyl ospitata per anni in Basilicata. Il presidente della Regione Bardi «è il simbolo della speranza»

POTENZA - L'hanno chiamata Eva, pesa 3,380 kg ed è il simbolo della speranza. È nata martedì mattina, nel reparto di ostetricia dell’ospedale “San Carlo” di Potenza la prima neonata rifugiata ucraina in Basilicata. La piccola è venuta al mondo con un parto cesareo programmata dall’equipe medica del nosocomio del capoluogo che aveva visitato la mamma già al suo arrivo a Potenza l'8 marzo scorso.

Un ricovero di qualche giorno per effettuare le visite di rito e consentire alla giovane donna di 25 anni, Olena, già madre di un'altra bambina, di rimettersi in forze dopo il faticoso viaggio dall’Ucraina durante il quale aveva mangiato solo un po’ di frutta. A consentire alla donna ed a sua figlia di mettersi in salvo nel capoluogo, una famiglia di Tito, che per 20 anni aveva accolto la venticinquenne orfana del gruppo Chernobyl. Un legame che non si è mai interrotto e che si è rivelato salvifico assieme al supporto della onlus potentina «Avanti gli ultimi».

«A nome di tutta la comunità lucana - ha detto il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, appena saputa la notizia - esprimo i più sinceri auguri a mamma Olena e alla piccola Eva . L’arrivo della bambina, tra l’altro a pochi giorni dalla domenica delle Palme, rappresenta la forza della speranza contro una guerra inumana, nel desiderio di una rigenerata condizione di pace. Accogliamo con gioia l’arrivo di questa creatura, come accogliamo chiunque fugga da scenari di devastazione. Contro l’orrore di Bucha - ha concluso il governatore lucano - oggi a Potenza celebriamo la vita».

«Nell’ambito dell’accoglienza dei rifugiati della guerra in Ucraina – ha concluso il direttore generale dell’Aor San Carlo di Potenza, Giuseppe Spera – stiamo per inaugurare un ambulatorio dedicato alle donne ucraine che fuggono dalle atrocità della guerra e hanno bisogno di cure e assistenza ospedaliera».

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