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Basilicata, dopo la grave siccità dighe piene: 84 milioni di metri cubi in più rispetto all'anno scorso

 
Alessandro Boccia

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Alessandro Boccia

diga di montecotugno

Il presidente Anbi, Vincenzi: prevista la realizzazione di 4 invasi nel Sud, investimento da 691 milioni per 3.458 posti di lavoro

Giovedì 14 Gennaio 2021, 14:27

POTENZA - Dopo le abbondanti piogge dei giorni scorsi le dighe della Basilicata sono tornate a riempirsi. Attualmente, dai dati forniti dall’Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Basilicata e Irpinia, i principali invasi presenti in regione contengono in totale circa 340 milioni di metri cubi di acqua, rispetto ai 256 di un anno fa.

Un incremento di ben 84 milioni di metri cubi di risorsa idrica. Il maggiore quantitativo di acqua è presente nel bacino di Montecotugno, nel territorio di Senise, la più grande diga in terra battuta d’Europa, dove sono presenti oltre 173 milioni di metri cubi di acqua, 44 in più rispetto a dodici mesi fa. La diga di Pertusillo contiene, invece, quasi 88 milioni di metri cubi di acqua, oltre 20 in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Segno più anche per la diga di San Giuliano, nel territorio di Matera, con 54 milioni di metri cubi di acqua, oltre 20 in più nel raffronto con il 2020.

L’impiego delle risorse idriche di questa diga, realizzata alla fine degli anni ‘50 del secolo scorso grazie al Piano Marshall, è di tipo irriguo, a servizio di una superficie di oltre 20 mila ettari, di cui oltre 9 mila ubicati nel limitrofo comprensorio del Consorzio di Bonifica Stornara e Tara.

Quanto al Camastra, le cui acque vengono utilizzate dalla città di Potenza e dal suo hinterland, al momento sono presenti poco meno di 2 milioni di metri cubi di acqua.

Una situazione nel complesso valutata positivamente dell’Associazione nazionale consorzi gestione tutela territorio ed acque irrigue. A parere del presidente, Francesco Vincenzi, «è un’esplicita risposta a chi, proprio in questi giorni, sta ipotizzando, nel Piano Resilienza, l’azzeramento dei finanziamenti al Piano Nazionale Invasi ed il dimezzamento di quelli destinati alle infrastrutture irrigue. I serbatoi artificiali, infatti, sono indispensabili per trattenere le acque meteoriche, abbinando funzioni di salvaguardia idrogeologica e riserva idrica». Per Vincenzi «le necessità di mercati ormai globalizzati, unitamente alla crisi climatica che altera gli andamenti stagionali, comportano crescenti fabbisogni idrici per l’agricoltura di qualità e che non possono essere delegati al solo andamento meteorologico, pena la precarietà dei redditi rurali e quindi il progressivo abbandono delle campagne; per questo, servono bacini in grado di regolarizzare gli approvvigionamenti idrici, riuscendo a supplire, grazie ad un’oculata gestione, anche ai momenti di siccità come accaduto proprio lo scorso anno in Basilicata. Va ricordato, infine, che l’85% del «made in Italy» agroalimentare dipende dalla disponibilità idrica e che il Piano Anbi di efficientamento della rete idraulica del Paese prevede la realizzazione di 4 invasi nel Sud Italia per una capacità complessiva di oltre 175 milioni di metri cubi ed un investimento di circa 691 milioni di euro capaci di attivare 3.458 posti di lavoro; a ciò si affiancherebbe il completamento di ulteriori 6 bacini per una capacità complessiva di quasi 56 milioni di metri cubi ed un investimento di oltre 262 milioni di euro, in grado di garantire altre 1313 unità lavorative».

Per il presidente dell’Anbi «c’è, infine, il problema dell’interrimento degli invasi, conseguenza di mancata manutenzione e che, in Basilicata, interessa il serbatoio di San Giuliano, dove i materiali accumulati sul fondale riducono la capacità di 13 milioni di metri cubi».

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