BASILICATA - In ripresa il comparto metalmeccanico, elettrico ed elettronico anche in Basilicata dopo l’impatto devastante del lockdown. E ora grazie all’impulso che arriverà con i nuovi incentivi si attende un ulteriore rimbalzo dell’automotive. Lo conferma l’andamento economico di giugno, che evidenzia una ripresa tra luci e ombre. Ma se occorre dare più forza e vigore al settore auto, il più importante dell’intero comparto, non bisogna trascurare le numerose realtà medie e piccole con punte di eccellenza tecnologiche. La fiducia e lo sguardo lungo degli imprenditori non possono però prescindere dalla fotografia dell’impatto del Covid-19 sul settore. Ne parliamo con il presidente della sezione Industrie meccaniche, elettriche ed elettroniche di Confindustria Basilicata, Carlo Carulli.
«Uno shock inatteso e senza precedenti per intensità e modalità», come lo ha definito Bankitalia, che ha pesato sulle imprese del comparto. E a risentirne ancor più, tra calo produttivo e delle esportazioni la Basilicata la cui struttura economica è proprio basata su automotive e settore estrattivo.
«L’andamento del comparto metalmeccanico in Basilicata rispecchia grosso modo quello che emerge dall’ultima indagine congiunturale di Federmeccanica: nel bimestre marzo-aprile del 2020 l’attività produttiva metalmeccanica si è contratta del 48% rispetto a gennaio-febbraio e del 44% rispetto all’analogo periodo del 2019. I volumi produttivi risultano più che dimezzati, con picchi sull’automotive. Il Covid-19 ha avuto sul comparto un impatto devastante, rispetto alle dinamiche produttive dell’intero comparto industriale. L’andamento dei primi due mesi del 2020 era in linea con i primi due mesi del 2019. I livelli di produzione metalmeccanica ad aprile sono stati pari a - 55% rispetto a febbraio, mentre per l’intero manufatturiero si sono attestati a - 42%. Impatto che ha raggiunto poi punte fino al - 90% nel comparto automotive lucano».
Un impatto sulla filiera italiana della metalmeccanica che si sta rilevando ogni giorno più pesante.
«Il forte calo dell’attività metalmeccanica è determinato non solo dalla caduta della domanda interna ma anche da una contrazione della domanda estera. E avendo la Regione Basilicata scelto come direttrici fondamentali l’automotive e il petrolio è evidente il peso che la crisi sta avendo sull’economia regionale».
Un tessuto produttivo quello metalmeccanico fatto di alcune grandi imprese, poche medie e da tante piccole che diventano però l’anello debole del sistema.
«È vero. Intorno alla Fca c’è un indotto importante a San Nicola di Melfi. Nel resto della regione, dall’area di Tito al Materano, ci sono realtà di eccellenza che spaziano dalla grande alla piccola impresa. E se storicamente il tessuto industriale lucano è costituito prevalentemente da queste ultime, è evidente che in momenti di crisi risentono di più della situazione economica negativa».
Una condizione di “nanismo” quasi strutturale che colpisce le imprese lucane, che però stenta ad essere superata?
«Dobbiamo insistere sull’importanza di fare rete. In questa direzione va il “cluster dell’automotive”, ma servono anche iniziative forti a livello macroeconomico, sia da parte del governo nazionale che della Regione per consolidare il tessuto industriale. Bisogna rafforzare la struttura delle nostre imprese, dalla meccanica di precisione, che riveste una parte preponderante, alla meccanica in senso lato, spaziando per le varie tipologie di meccanica, a tutte quelle realtà che operano nel campo dell’innovazione tecnologica. Servono misure e iniziative di impulso che noi imprenditori dobbiamo essere bravi a recepire e tradurre in azioni e investimenti virtuosi».
In ogni caso, dalla pandemia nessuno è rimasto indenne.
«È stata una sorta di tempesta perfetta che ha sconvolto la sfera personale, sociale ed economica, ma è un’occasione unica per rialzarsi più forti di prima. Ed è in questo contesto che si devono attivare governo nazionale, governo regionale e l’intero partenariato economico e sociale. Dobbiamo cambiare approccio e mentalità, ripensare alle nostre organizzazioni e andare verso forme che agevolino l’inserimento di nuove competenze che possano sostenere le nostre imprese e dare valore aggiunto anche condividendo buone pratiche di organizzazione tra le aziende».
Le misure del Governo e quelle della Regione rappresentano un importante impulso alla ripresa?
«Il Governo sta facendo la sua parte, ma occorre fare di più. La Regione si sta muovendo nella giusta direzione per definire provvedimenti a favore delle imprese. L’auspicio è che si sostanzino in azioni e misure concrete da adottare al più presto, dotandosi di meccanismi di valutazione snelli ed efficaci, per accompagnare le imprese nel processo di crescita e consolidamento. Rimane tuttavia il tema della liquidità delle imprese. Le azioni del governo in tal senso, purtroppo, non sono andate tutte a buon fine anche per i ritardi connessi agli iter procedurali con serie ripercussioni sulle aziende».
Insomma, come ha appena rilevato la Svimez, «per il rilancio si rende ora urgente una strategia nazionale di sostegno alla crescita compatibile con l’obiettivo del riequilibrio territoriale».
«Siamo davanti a uno scenario binario: o siamo capaci di rialzarci e creare le condizioni affinché questa crisi costituisca un potente acceleratore di sviluppo oppure rallenteremo ancora più di prima e saremo sempre più deboli. Non è solo questione di incentivi ma di definire un piano strategico complessivo, più incisivo e efficace in un contesto nuovo che crei le condizioni per uno sviluppo sostenibile, che allochi le risorse in maniera definita e punti sui veri driver. Un nuovo modo di fare rete con Regione e partenariato sociale ed economico».
Le previsioni della Svimez, per il 2021 mostrano «una ripresa troppo debole che rischia di accentuare il divario Nord-Sud». Nel Sud, le misure di sostegno sono importanti. Serve ridare centralità all’Fca di Melfi, servono incentivi, ma bisognerà accompagnare le aziende prevedendo un’estensione degli ammortizzatori sociali.
«Gli incentivi rappresentano uno sblocco almeno dal punto di vista psicologico e una prima ripresa per i consumatori e le imprese. L’automotive è stato un po’ l’apripista, ma è necessario prevedere un’estensione della cassa integrazione per tutto il 2020. In Basilicata fino ad oggi sono 5 milioni le ore di Cig. La sfida che ci attende è una strategia ben mirata. La pandemia ha peggiorato le condizioni di mercato, ma c’è stato un rimbalzo delle attività produttive che a giugno ha portato a un 42% in più rispetto ad aprile. Ma siamo ancora in un territorio negativo rispetto all’inizio dell’anno. La ripresa sarà tra alti e bassi, luci e ombre, perché l’incertezza regna sovrana. I grandi player navigano ancora a vista. Fino a quando questo contesto macroeconomico non si consoliderà e ripartirà in pieno, anche la ripresa sarà incerta. Difficile prevedere come andrà a fine anno».
Intanto sul fronte del lavoro, si parla di proroga selettiva degli ammortizzatori sociali, cosa ne pensa?
«Il settore non può farne a meno prima che si consolidi l’economia. È un provvedimento utile, ma bisogna fare attenzione ai criteri di selettività per evitare di incorrere negli stessi problemi generati dalla classificazione dei Codici Ateco utilizzati per la ripartenza delle attività durante il lockdown. Nessuna azienda ha interesse a utilizzare la Cig se ha possibilità di operare con continuità avendo ordini e commesse. L’ammortizzatore sociale va strutturato in modo che lo possa utilizzare chi si trova veramente in difficoltà».