Discussione

Potenza Città d'arte? I fronti del sì e del no

Luigia Ierace

Bellettieri (FI): «Ecco perché il capoluogo merita questo titolo». Cifarelli (Pd): «Ecco perché ho deciso di astenermi dal voto»

Potenza ha ottenuto il riconoscimento di «Città d’arte». Ma il voto non è stato unanime in consiglio regionale e neppure le reazioni di potentini e non (come si vede nel pezzo a lato con i commenti sui social). Favorevoli. Contrari. Astenuti. Insomma, ognuno ha da dire la sua e la Gazzetta prova ad aprire il dibattito sulle sue pagine, dando voce a chi ha promosso la legge e a chi si è astenuto (si veda altro pezzo in pagina), ma soprattutto con l’intento di aprire una finestra sulle «Città d’arte»: quali sono, chi le regolamenta e quali sono le loro prerogative.
Tutto nasce con una proposta di legge che apporta modifiche alla Legge regionale 20 luglio 1999 n. 19 concernente la disciplina del commercio al dettaglio in aree private in sede fissa e su aree pubbliche e che il consiglio regionale lucano ha votato a maggioranza (12 voti a favore di Fi, Lega, Idea, Pd, Iv, Bp e 3 astensioni di Pd, Pl e Fdi). L’iniziativa dei consiglieri Gerardo Bellettieri e Francesco Piro (Forza Italia) «nasce dall’esigenza di riconoscere il titolo di città d’arte al capoluogo di Regione escluso, pur avendo caratteristiche precipue che le consentono di essere annoverata tra le città che rivestono un interesse culturale», come prova «l’inventario dei beni artistici di Potenza» che accompagna la proposta di legge. Ne parliamo con Bellettieri.

Potenza «città d’arte», che vuol dire?
«Questa legge nasce alla luce della mia esperienza amministrativa nel Comune di Potenza. Ho sempre riscontrato difficoltà enormi: non si trovano attività commerciali all’aperto e per il turismo, Potenza non ha un brand, neppure il leone in miniatura. Alla flessibilità commerciale che offre questa legge si unisce anche lo sviluppo del marketing, molto importante nel mondo del turismo».

Ma c’era proprio bisogno di una legge?
«È un’esigenza che ho avvertito parlando con i cittadini che si sono fatti parte attiva nel mettere a punto il corposo elenco di beni che offre Potenza. E quando ho illustrato la proposta di legge, la realtà è che in quell’elenco di comuni, Potenza non viene annoverata tra le Città d’arte della Basilicata. Ora c’è. E la norma è quella che fa testo».
Ma Potenza, per l’opposizione, aveva già le stesse prerogative delle Città d’arte?
«La mia esperienza amministrativa mi ha messo dinanzi a procedure burocratiche amministrative lunghe e farraginose».

Ma di fatto cosa cambia per Potenza?
«Il modus operandi per il mondo commerciale, il marketing e il turismo. C’è un progetto con finanziamenti ad hoc. Ma bisogna lavorare ancora per scoprire le bellezze del territorio e metterle in evidenza. Bisogna lavorare e collaborare».

La sua proposta ha suscitato reazioni diverse.
«Per i commenti dei potentini, dico che non abbiamo la maturità di fare un passo in avanti. Per quelli dei materani, non abbiamo scalfito nulla della loro bellezza e importanza. Abbiamo fatto in modo che Potenza avesse un’accelerata. Siamo un’unica regione o ci difendiamo o saremo debellati. Il dibattito in consiglio è sinonimo di maturità».

Cosa si aspetta dal Comune?
«Eliminare la burocrazia. Mi auguro che questa fattispecie consenta di aprire chioschi all’esterno superando difficoltà e passaggi con i quali mi sono scontrato quando ero assessore».

LA PAROLA A CIFARELLI - A dare il via alle polemiche sul riconoscimento di «Città dell’arte», attribuito a Potenza, e che poi si sono spostate sulla società civile, è il capogruppo del Pd, in consiglio regionale, Roberto Cifarelli, che dopo aver replicato alla relazione di Gerardo Bellettieri, al momento della votazione ha deciso di astenersi. Una posizione letta da qualcuno come un «no» a Potenza, peraltro espresso da un cittadino di Matera, con tutta la dose aggiuntiva di commenti di campanile .

Perché ha scelto di non votare?
«Non ho contestato la posizione di Bellettieri. Non ho nulla contro Potenza «Città d’arte», mi fermo all’oggetto della proposta di legge recante ”Modifiche alla L.R. 20 luglio 1999, n.19 concernente disciplina del commercio al dettaglio su aree private in sede fissa e su aree pubbliche”. Eppure il commercio, per la città di Potenza era un obiettivo già previsto nella norma del 1999 che consentiva la facoltà di deroga di modificare in maniera elastica gli orari di apertura e chiusura degli esercizi commerciali».

Ma non era nell’elenco della «Città storiche»?
«Per questo dico che abbiamo perso tempo per una cosa inutile, mentre si poteva cogliere l’occasione per rimodulare, anche in funzione del loro afflusso turistico l’elenco delle Città d’arte. Avrebbe avuto più senso mettersi al lavoro per una legge che agevoli davvero le agevolasse».

Insomma, mi par di capire che lei contesta il riferimento al commercio, che per la città di Potenza è già normato?
«Il Consiglio regionale è sovrano, ma se la finalità di questa proposta di legge non è relativa al commercio, ma è un’altra, che io posso anche condividere, dovremmo affidare a qualche ufficio regionale una ricognizione un po’ più precisa di aggiornamento dell’elenco delle Città d’arte e turistiche, che si ritrova solo in questa legge. E non mi pare la Basilicata ne abbia un’altra in tal senso. Insomma, avevo proposto a Bellettieri di proporre una legge che identificasse le Città d’arte e desse anche qualche vantaggio oltre a quelli previsti relativi al commercio in questi luoghi. Nei comuni ad economia prevalentemente turistica, nelle Città d’arte o nelle zone del territorio dei medesimi, gli esercenti determinano liberamente gli orari di apertura e di chiusura».

Insomma, per lei è una norma inutile?
«Se la finalità è quella relativa al commercio, probabilmente sì, perché così non modifichiamo assolutamente nulla, se non inserire Potenza all’interno di un elenco che gli consente di beneficiare di quelle che sono già le prerogative previste».

Insomma nulla da dire sul fatto che Potenza abbia tutte le carte in regole per essere annoverata «Città d’arte»?
«Ribadisco, qui si parla solo di commercio e in origine, nel 1999, l’elenco delle Città d’arte comprendeva Matera, Venosa, Rivello, Acerenza, Melfi, Avigliano - frazione di Lagopesole e Tricarico. Norma poi modificata tra il 2007-2008, giunta De Filippo inserendo Grumento Nova, Moliterno e Brienza».
Insomma, al di là delle querelle politiche, il tema delle «Città d’arte» resta aperto a ulteriori approfondimenti della Gazzetta. È il Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 114, da cui deriva la legge regionale e la modifica proposta da Bellettieri, che all’articolo 12. parla di «Comuni ad economia prevalentemente turistica e città d’arte» per attribuire la libertà di determinare gli orari di apertura e di chiusura. Ma una definizione di «Città d’arte» esiste?

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