Il caso

Potenza, nuovo cimitero «nessun accordo illecito»: assolto Massimo Molinari

Giovanni Rivelli

«Fatto non commesso». Niente favori a Socomer e cimitero e zero assunzioni. E l’intervento contestato non era il suo

POTENZA - Nessun accordo illecito, nessun occhio di riguardi per il nuovo cimitero o i silos dei parcheggi, nessuno scambio con assunzioni, nessun do ut des per favorire la raccolta pubblicitaria del giornale di una lontana parente. L’inchiesta nata nel 2009 a carico dell’allora vicesindaco di Potenza, Massimo Maria Molinari, e di tre imprenditori finisce nel nulla grazie proprio alla caparbietà dell’ex amministratore che, al contrario degli altri finiti sotto processo, ha rinunciato alla prescrizione dicendo di voler un giudizio di colpevolezza o innocenza.

Così, la corte presieduta da Rosario Baglioni, dopo 4 ore di camera di consiglio, ha pronunciato il verdetto di piena assoluzione «per non aver commesso il fatto». Parole pesanti, che danno soddisfazione a Molinari, ma che, pur se forse con qualche rimpianto, sono di riabilitazione anche per gli altri tre imputati che, sebbene abbiano concluso l’iter per non doversi procedere per intervenuta prescrizione, hanno nei fatti visto cadere le contestazioni sulle ipotesi loro imputate.

Impossibile, del resto, fare diversamente visto che i fatti al centro di entrambi i capi di imputazione vedevano in Molinari una figura quasi di snodo. Perché in un caso era accusato di aver favorito l’azienda di Gerarda Antonia Zoccolan nell’ottenere un incarico di trasporto rifiuti da 20mila euro ottenendo in cambio un contratto pubblicitario da 3mila euro per il giornale nei fatti gestito da Domenico Rossiello e l’accusa è caduta avendo accertato sia l’assenza di ogni intervento di Molinari nella procedura che la disconnessione, anche temporale, della commissione pubblicitaria. E se nell’altro caso le accuse erano ancor più incentrate sulla figura dell’ex vicesindaco, sono cadute in modo ancor più fragoroso.

Perché a Molinari veniva contestato di essere stato una sorta di terminale di Pasquale Rolando Caprino, titolare della Socomer, nell’amministrazione, favorendo suoi progetti (in particolare il nuovo cimitero) e sfavorendo quelli concorrenti in cambio dell’assunzione di alcune persone. Ma dal processo è emerso non solo che non ci sarebbe stato alcun intervento a favore, ma anche che alcune delle condotte non avevano riguardato lui. Così, ad esempio, rispetto all’ipotesi di aver ridotto il numero di nuovi loculi da realizzare nel cimitero di San Rocco da 200 a 50 per indirizzare utenza alla struttura di Caprino è in realtà emerso che i loculi costruiti nel cimitero comunale sono stati 400.

E quanto all’ipotesi di aver frenato la realizzazione di un parcheggio sotterraneo in via Mazzini per non far fare concorrenza a quello Socomer è emerso che l’intervento in commissione che bloccò il progetto non era nemmeno il suo, ma di un consigliere (lui come vice sindaco non lo era più) che aveva lo stesso cognome.

Alla fine, insomma, tutti d’accordo, collegio, procura e difensori, nel dire che nulla d’illecito c’è stato. Giustizia è fatta. Dopo 11 anni.

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