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Giocoli e Murate
Massimo Brancati
04 Dicembre 2019
Potenza vista dall'alto
POTENZA - È un incubo che dura da quarant’anni. Dopo aver fatto sacrifici, contratto mutui, risparmiato per comprare una casa, 250 famiglie si ritrovano, per lo Stato, ad essere proprietarie di nulla. E con la spada di Damocle di una richiesta di risarcimento per un esproprio irregolare. I cittadini delle cooperative di Macchia Giocoli e Macchia Romana continuano a vivere sulle spine, pressati da un esborso che varia dai 15mila ai 25mila euro per una partita che complessivamente ammonta a circa 3,7 milioni di euro. Inutili, in tutti questi anni, gli appelli a fare presto, a trovare una soluzione che non li penalizzi.
Siamo sempre al punto di partenza, con i cittadini che non hanno titolo a cedere il proprio appartamento, né a garantirlo ai propri eredi. Una situazione davvero surreale per chi quelle quattro mura le ha pagate a suo tempo, anche profumatamente.
Oggi la vicenda sarà al centro di una seduta della commissione Bilancio del Comune di Potenza. L’assessore al ramo, Giuseppe Giuzio, comprende le tensioni che ruotano attorno al caso e la fretta invocata dai residenti ma non può spingersi oltre la rassicurazione sul proprio impegno: «C'è un tavolo aperto per risolvere la questione. Nel giro di questo mese in un modo o nell’altro una soluzione la troveremo».
Il rebus, però, è di quelli complicati. Si era parlato della possibile equiparazione tra Macchia Giocoli-Murate e Poggio Tre Galli-Macchia Romana sulla trasformazione del diritto di superficie. Ciò avrebbe potuto comportare quanto meno un taglio del 50 per cento dell’importo iniziale richiesto ai cittadini. Ma questa assimilazione, secondo gli uffici comunali, non poteva esserci da un punto di vista giuridico. In seguito ci si è aggrappati al semplice criterio del calcolo che parte dal valore Imu, ma secondo le stime tutta questa operazione non avrebbe prodotto un risparmio consistente.
La domanda è: conviene addentrarsi nei labirinti di cavilli giuridici ed equilibrismi contabili se, in realtà, non c'è un grande scostamento tra le previsioni originarie rispetto agli esborsi già certificati? Interrogativo che serpeggia al Comune dove, inevitabilmente, con il passare del tempo, potrebbe prendere sempre più corpo l’ipotesi di tornare al punto di partenza, cioé alla sentenza, passata in giudicato, del Consiglio di Stato che obbliga l’amministrazione comunale a mettere le mani in tasca ai cittadini. La giunta Guarente, che ha ereditato questo «bubbone», si è addentrata in una giungla fitta fitta nella speranza di intravedere una via d’uscita.
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