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Adriano Riva patteggia 2 anni e mezzo di carcere
MILANO - Il gup di Milano Chiara Valori ha accolto la richiesta di patteggiamento a due anni e sei mesi di carcere avanzata da Adriano Riva accusato per bancarotta, truffa e trasferimento fittizio di valori per il processo con al centro il crac dell’Ilva di Taranto.
Stamane l’imputato, che è fratello di Emilio, il patron del gruppo morto nel 2014, ha firmato l’accettazione della rinuncia di poco più di 1.3 miliardi di euro, cifra sequestrata in Svizzera dalla Procura di Milano, e che è finalmente, dopo essere stata 'sbloccatà, rientrerà in Italia e verrà usata, in gran parte, per la bonifica dello stabilimento tarantino.
Adriano Riva ha rinunciato anche alla prescrizione del reato di trasferimento fittizio di beni. Ora sono attese le proposte di patteggiamento di Fabio e Nicola Riva, figli di Emilio, per i quali l’udienza preliminare è stata aggiornata al 6 luglio.
Lo scorso febbraio un altro giudice, il gip Maria Vicidomini, aveva respinto i patteggiamenti ritenendo le pene troppo basse e, quindi, aveva anche bocciato il rientro dei capitali.