Genitori tarantini: sempre e solo decreti pro acciaio

TARANTO - «Sembra proprio che, da cinque anni a questa parte, un Governo italiano non si possa definire tale senza aver promulgato almeno un decreto legge a favore dell’industria dell’acciaio. Quello da lei presieduto non intende sottrarsi a questa criminale catena di Sant'Antonio». Lo scrive il gruppo dei «Genitori tarantini» in una lettera aperta al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.
«Se ne discuterà - viene osservato - tra qualche giorno in Parlamento. Una discussione pro forma, come sempre è successo in passato, visto che il risultato sarà lo stesso. Scegliere tra un Sin, sito di interesse nazionale, da recuperare, priorità di ogni governo 'buonò, e una industria che qualcuno ha voluto chiamare 'strategica' non dovrebbe essere difficile; eppure, ancora una volta, si decide di sbagliare. Cosa c'è di strategico in questa operazione?». Forse i dati «epidemiologici in suo possesso - aggiungono i Genitori tarantini rivolgendosi al premier - non le mostrano la strada da intraprendere? Forse le assurde ed insopportabili percentuali di morti e malattie riconducibili alle emissioni venefiche della grande industria che la provincia di Taranto deve incolonnare, giorno dopo giorno, non intaccano minimamente le coscienze dei nostri governanti?».

I Genitori tarantini fanno presente che «agli innocenti bambini di Taranto, vittime sacrificali del malaffare e della timida gestione della cosa pubblica, non viene consentito di crescere come i loro coetanei di altre province. Spesso, purtroppo, non gli viene consentito di vivere. Ancor più spesso non gli viene consentito di nascere. Nelle menti delle loro madri si è ormai formata l’idea di avvelenarli di diossina con il più naturale dei gesti: l’allattamento al seno». Taranto, viene sottolineato in conclusione, «è città antica, l’Ilva è un industria vecchia e dannosa. Chiediamo che venga chiusa. Per sempre».

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