Resta il «giallo» del ritrovamento dei resti di Elisa

POTENZA - Ci sono ancora «accertamenti» in corso sulle modalità del ritrovamento del corpo di Elisa Claps. Lo hanno spiegato gli inquirenti di Salerno. I resti, in parte scheletrizzati in parte mummificati, vengono ufficialmente ritrovati il 17 marzo scorso nel sottotetto della chiesa Trinità a Potenza. A vederli è un operaio rumeno, Corneliu Todilca, che lavora presso la ditta Lacerenza di Potenza, incaricata dal parroco, don Ambroise Atakpa, di riparare un’infiltrazione d’acqua. I resti sono parzialmente coperti da tegole e materiale di risulta. 

Quando il cadavere fu occultato, invece, doveva trovarsi interamente sotto questi materiali in modo da non poter essere visto. A nascondere il corpo, secondo la richiesta di arresto degli inquirenti, fu Danilo Restivo dopo averla uccisa con 13 fendenti. 

Dopo il ritrovamento, la ragazza scomparsa nel 1993 viene riconosciuta dagli effetti personali, in particolare un maglione intrecciato fatto dalla madre. Pochi giorni dopo scoppia il 'giallo nel giallo'. Il corpo di Elisa è stato scoperto prima, già alla fine di gennaio, ma non fu detto nulla alle autorità. Lo dichiara il viceparroco, il brasiliano don Wagno, in un interrogatorio alla polizia. Secondo la sua versione, fu una donna delle pulizie a comunicarglielo. Lui vide i resti e ripose gli occhiali accanto al corpo. 
Vescovo e parroco si dichiarano del tutto ignari di quanto accaduto mentre le donne delle pulizie, Margherita Santarsiero e la figlia Annalisa Lo Vito, negano risolutamente in pubblico affermando di non essere mai state nel sottotetto. 

Per la famiglia Claps il ritrovamento del 17 marzo è stato una “messinscena”.
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