L'editore

Scommettere a testa alta sul Sud è la sua lezione

Alessandro Laterza

L’esperienza del «Pensiero meridiano» di Franco Cassano rappresenta un episodio fondamentale della mia vita professionale e personale. Nel 1995, quando il testo ha preso forma per la pubblicazione ai primi del 1996, eravamo reduci da una serie di eventi di portata enorme su scala locale e internazionale. Nel 1991 con l’arrivo a Bari dei 20.000 del «Vlora» e, subito dopo, con l’esacerbarsi dei conflitti nella ex Jugoslavia, in Puglia ci siamo scoperti come regione di confine italiana e europea in nessun modo riconosciuta come tale.
Nello stesso tempo l’impatto convergente di Tangentopoli e della stretta europea di Maastricht spazzava gli equilibri politici e economici, polverizzando il sistema bancario meridionale e tutta la cattedrale dell’intervento straordinario, senza però dare una diversa prospettiva al Mezzogiorno. Un terremoto. Il «Pensiero meridiano» non aveva l’obiettivo e la pretesa di rispondere in tutto e per tutto a questo scenario così complicato. Ha rappresentato però un riferimento e un invito fondamentali a ripensare il Mezzogiorno in modo autonomo, a immaginare un modello di sviluppo che fosse suo proprio, non pallida imitazione di altri modelli.
Una suggestione potente, al di là del suo invito (che può sembrare oggi fuorviante) a guardare al mare e alle prospettive mediterranee. Questo è, a mio avviso, il grande debito personale e collettivo verso Franco Cassano: ci è stato maestro non nel consegnarci una lezione impacchettata, ma nell’insegnarci a scommettere a testa alta sul Sud, sui Sud, su noi stessi. Molte cose sono poi successe, belle, brutte, mediocri, pessime.
Col senno di poi è facile dirmi e dirci ingenui, ma almeno ci abbiamo provato. E questo lo rivendico con orgoglio. Grazie, professore. Grazie, Franco.

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