L'intervista

Archivio della Gazzetta, tecno vantaggi in vista: «Occasione di rilancio»

Livio Costarella

Dopo la dismissione del software «Flash player», ecco cosa accadrà per la consultazione dello storico patrimonio del quotidiano pugliese. Lo spiega la la sovrintendente Annalisa Rossi

Sfatando qualsiasi luogo comune, anche la tecnologia digitale diventa obsoleta. Anzi, è quella che invecchia più velocemente. Adesso ne fanno le spese gli archivi digitali dei giornali: un tesoro immenso da preservare non solo nell’originale cartaceo, ma persino nella copia digitale.

Il 31 dicembre 2020, infatti, è terminata un’epoca: quella di Adobe Flash Player, uno dei software più utilizzati per creare animazioni vettoriali. E con il quale sono stati costruiti diversi archivi digitali: pure quello della Gazzetta del Mezzogiorno, così come quello de La Stampa, quotidiani con oltre 130 anni di storia.

La software house californiana Adobe Incorporated aveva già annunciato la dismissione del player Flash nel 2017, e sei giorni fa ha staccato la spina al supporto del software. Il prossimo 12 gennaio, poi, Adobe stessa provvederà a bloccare i contenuti Flash sul web. Non accadrà nulla ai propri computer, se non restare zavorrati da un software inutile (a meno che lo si elimini).

Ma ora si pone la questione della riconfigurazione di un archivio digitale fondamentale, come quello della Gazzetta. Non sarà sufficiente, insomma, passare solo a una nuova tecnologia che ne permetta la fruizione. Né riconvertire il meccanismo di lettura delle copie storiche - come sta accadendo in questi giorni -, permettendo comunque ad acquirenti e abbonati di accedervi dalla pagina principale del sistema, sul sito edicola.lagazzettadelmezzogiorno.it.

Ce lo spiega Annalisa Rossi, Soprintendente Archivistico e Bibliografico di Puglia, Basilicata e Lombardia, grazie alla quale l’archivio e il marchio della Gazzetta del Mezzogiorno sono diventati patrimonio di interesse storico.

«L’azione di tutela relativa alla Gazzetta del Mezzogiorno - afferma Rossi - per la quale la Soprintendenza ha trovato e destinato risorse finanziarie a sostegno della stessa, attiene all’intero patrimonio prodotto in sede amministrativa ed editoriale, dalle origini ad oggi. Sia in versione analogica che digitale. Anche il portale, il sito, i canali social e quella banca dati che sinora è “girata” grazie al Flash player, sono sottoposti a vincolo. Per questo l’archivio della Gazzetta ha di fatto un valore maggiore rispetto a quello de La Stampa. Nel caso del giornale torinese è vincolato il solo archivio storico analogico, mentre non vi è alcuna azione di tutela sull’archivio digitale prodotto».

Dunque qualsiasi modifica dell’archivio digitale della Gazzetta dovrà essere concordato con la Soprintendenza?
«Assolutamente sì. Mi riferisco anche a ogni scelta tecnica, tecnologica e informatica. Intendiamoci: il fatto che a partire dal 12 gennaio l’oggetto non sia più supportato dalla tecnologia Flash non implica l’esplosione o l’azzeramento dell’archivio digitale. Necessita di una migrazione su un altro software, su un’altra infrastruttura tecnologica: non è solo una questione meramente informatica, ma attiene a profili archivistici, perché il passaggio da un software ad un altro cambia la struttura e l’ingegnerizzazione di quella banca dati».

Quali saranno le prospettive?
«Intanto andrà reso nuovamente accessibile a coloro che pagano un abbonamento per consultarlo. E l’opera di rinnovamento di quella banca dati è un tema di esclusiva competenza archivistica. Da questo punto di vista la riconfigurazione della copia digitale dell’archivio storico potrà consentire, ad esempio, una migliore ricerca dei contenuti, a fronte di un approccio di tipo semantico. Andrà riconfigurato in una maniera molto più attuale e coerente con obiettivi, bisogni e necessità di un pubblico diverso. Il momento critico potrà essere dunque un’occasione per rilanciare sul mercato quel prodotto editoriale, generando un ulteriore valore aggiunto».

Come procede il dialogo con gli interlocutori che detengono ogni tipo di responsabilità sul giornale?
«La Soprintendenza, anche formalmente, sta supportando in ogni modo tutti loro: la nuova proprietà Ledi S.r.l. in primis, che al momento è il consegnataria dell’intero patrimonio vincolato; la redazione e chi lavora nella Gazzetta, ossia coloro che implementano il giornale; infine gli altri soggetti coinvolti, dalle curatele fallimentari delle due società, allo stuolo di legali ingaggiati dai soggetti in campo. Lo sottolineo, perché il lavoro che in questi mesi stiamo facendo quotidianamente a sostegno del patrimonio e dell’esistenza della testata, consiste nel quotidiano confronto - telefonico, per email, per iscritto - con tutti questi interlocutori, per evitare che si facciano degli sbagli».

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