La beffa per 28enne precaria

Prof lucana insegna a Udine ma il Ministero non la paga

GIUSI GIOVINAZZO

Armeggia col suo smartphone, controlla il sito del Miur, il portale Noipa, il saldo del bancomat. È una 28enne lucana, laureata in Filologia moderna con 110 e lode, insegna a Udine e non percepisce lo stipendio. Ha i capelli color carbone, una chioma lunga, ma non è Xena. Eppure A. è costretta a fare le acrobazie come Angelina Jolie in Tomb Raider per pagarsi l'affitto, confermare la sua disponibilità a coprire turni di supplenza e firmare contratti brevi (fad). Fino all'avente diritto, sostituisce un'insegnante, guadagnando punteggio e aggiornando la sua posizione nelle fasce ministeriali. A. firma i primi contratti ad ottobre e il terzo a novembre. A gennaio sul suo bancomat nessun accredito. Le informazioni degli addetti ai lavori rimbalzano dalla segreteria scolastica, al Mef, al Miur. Dopo telefonate, contratti in elaborazione e in accettazione, ad A. viene detto che il suo stipendio non verrà erogato finché il Miur non rimpinguerà i Pos degli istituti in cui ha prestato servizio e non verificherà la disponibilità dei fondi per pagare il lavoro di numerosi insegnanti.

In una regione distante chilometri dalla sua residenza lucana, A. non si è messa agli angoli delle patrottiche strade di Udine a chiedere l'elemosina e ha dovuto comunque pagare l'affitto e il costo della spesa. C’è qualcosa che non quadra, a livello di amministrazione, programmazione del budget e valori; il datore di lavoro verifica a priori la sua capacità finanziaria. Sul viso di A., una smorfia di indignazione di fronte alla ricapitalizzazione del Monte dei Paschi di Siena; miliardi di soldi pubblici per compensare chissà quale investimento sbagliato, senza alcun tipo di consultazione popolare. Emerge un evidente problema di agenda politica, anche dalla storia di una 48enne, con un ictus alle spalle, ricoverata al San Carlo di Potenza per accertamenti, sistemata su un lettino in cui dorme con due asciugamani sotto la nuca e il proprio cappotto a mò di coperta. È passato qualche giorno dalla data che il Miur aveva indicato per compensare i pagamenti arretrati degli insegnanti precari, una data poi posticipata al 18 gennaio. A. attende che questa burla sia al capolinea; ha firmato un contratto fino al 30 giugno.

Una burla riuscita perchè A. non può sottrarsi, come tanti altri lavoratori che si sentono ricattabili e bypassano perciò sui loro diritti. A. non vuole essere una «bambocciona», ma di fatto lo è. Nonostante le ingiustizie, è tutti i giorni a scuola a rispettare i termini di quel contratto, ad adempiere il suo dovere di insegnante.
Forse il karma ha ricompensato quella passione: l'11 gennaio A. fa la conoscenza di un «deus ex machina» che ha miracolosamente autorizzato il pagamento di una parte di quel lavoro e che verserà sul suo bancomat una rata dello stipendio che le spetta.

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