in basilicata
Matera, in Valbasento con il freno tirato, decontaminazione solo a parole
Va ripulita dai decenni dell’ex polo chimico per attrarre investimenti industriali
MATERA - È la mancata bonifica di un inquinamento che affonda le radici negli anni Sessanta, il vero freno al rilancio industriale della Valbasento. Un sito di interesse nazionale riconosciuto per legge, su cui non si è riuscite a incidere con investimenti seri (servono diversi milioni di euro), per «ripulire» i suoli e le falde dagli effetti di decenni di attività dell’ex polo chimico.
È la stessa ragione per cui anche la Pista Mattei in Valbasento non è aeroporto di primo livello, aprendosi seriamente alle rotte nazionali commerciali e turistiche. Un’area dal grande potenziale, insomma, ferma nelle paludi del passato.
In questi anni si è fatto un gran parlare di investimenti, tanti gruppi seri e motivati si sono affacciati ma poi hanno dovuto rinunciare proprio a causa di vincoli nelle autorizzazioni ambientali e bonifiche troppo onerose per i bilanci dei privati.
È rimasta sostanzialmente un’incompiuta, che oggi forse può vedere nella Zes e in un serio programma di rilancio infrastrutturale la sua ultima chance. O si rilancia o si muore, perché forse sta passando l’ultimo treno. Ma la bonifica resta una priorità economicamente molto onerosa. Poi la Valle, al pari degli altri insediamenti produttivi della Basilicata, necessita di infrastrutture moderne fisiche ed immateriali, che avvicinino sensibilmente i mercati di sbocco, i fornitori, e più in generale migliorino l’accessibilità di merci e persone, aumentando l’attrattività del territorio.
Nonostante si tratti di un’area storicamente ben attrezzata e competitiva in termini di servizi alle industrie, ed abbia concorso in termini decisivi all’istituzione della Zona economica speciale Jonica (Zes), in quanto area più prossima alla retroportualità di Taranto e baricentrica rispetto al quadrilatero delle Zes meridionali, vive ancora l’enorme e irrisolta difficoltà di attrarre nuovi investimenti industriali, nazionali e internazionali. L’occasione più propizia degli ultimi anni è sicuramente rappresentata dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza). La Regione Basilicata avrebbe intenzione di dare priorità alla realizzazione del centro logistico intermodale, che andrebbe a rafforzare ulteriormente le finalità della Zes Jonica e che, in questa cornice, potrebbe dare finalmente soluzione anche il definitivo ripristino delle condizioni ambientali. Finora la Regione non ha mai inserito il potenziamento delle infrastrutture dell’area (strade e ferrovia in primis) nei processi nazionali; si pensi ai corridoi Battipaglia-Taranto-Ferrandina-Matera, snodo tra Tirreno e Adriatico, ma anche i problemi irrisolti della Statale 7 con il mancato raccordo alle aree industriali di Matera e Jesce, anch’esse non governate.
È indispensabile oggi puntare in modo deciso sulla Zes, che in 4.000 aree del mondo, anche spesso sottosviluppate, ha fatto partire l’economia e la produzione. Questo perché la Zes non consiste in finanziamenti a pioggia, di per sé fallimentari, ma su di un processo di organizzazione funzionale del commercio, attraverso l’interconnessione del ferroviario con il navale, che farebbe abbattere le spese di commercializzazione, rendendo le aziende più competitive e l’area più attrattiva per nuove imprese. In Italia le aziende spendono 12 miliardi nella commercializzazione dei prodotti.
A questo potenziamento infrastrutturale, poi, dovrebbe seguire una defiscalizzazione per le aziende che investono in Valle. Quindi la Zes deve diventare una priorità: la Regione Basilicata dovrebbe alimentare questa operazione. Questo a fronte delle Regioni Calabria, Campania, Molise e Abruzzo che sono già partite. È questa l’unica via per rilanciare la Valbasento.