Il caso
Le aziende lucane d'alta gamma «snobbate» al Salone del Mobile di Milano
Un’occasione persa per il settore, insorge Confapi :«Danneggiati dal posizionamento dello stand a ridosso dei bagni pubblici»
MATERA - Sarà pure volgaruccio raccontarla così. Ma è andata esattamente così: il salotto di Murgia confinato nell’angolo con vista sui cessi. Facciamola seria: alcune aziende materane peraltro attive nella linea luxury (top di gamma), nella 91esima edizione del Salone del Mobile di Milano chiusa a Rho domenica scorsa, hanno trovato posto per gli stand a «ridosso dei bagni». E «insieme ad aziende rumene e turche che vendono prodotti più commerciali».
Non è l’insurrezione di un suddista frustrato. ma la reazione di Luca Colacicco, presidente della sezione legno arredamento Unital, di Confapi Matera, sezione che raggruppa il maggior numero di piccoli e medi produttori nel distretto murgiano del salotto e nell’indotto.
Colacicco tira le somme alla campionaria più importante di settore, vetrina d’eccellenza del made in Italy politicamente tanto corretto quanto osannato. Racconta: «Purtroppo gli organizzatori della fiera quest’anno ci hanno fatto un danno enorme, per il quale le nostre aziende sono molto arrabbiate. Al di là della falsa narrazione di un percorso razionalizzato e semplificato perché disposto tutto su un piano, la verità è che l’assenza di diversi grandi player ha portato all’eliminazione di quattro padiglioni e molti espositori sono stati relegati in posti poco visibili. Imprese come Marinelli Home, Rossini, Keoma Italia, che fanno prodotti di alta gamma e di qualità elevata, sono state posizionate in padiglioni periferici, l’ultimo e il penultimo, a ridosso dei bagni, insieme ad aziende rumene, turche che vendono prodotti più commerciali, per un’altra tipologia di mercato. Alla fine i contratti sono stati fatti, ma con i clienti consolidati, quelli già acquisiti. Invece il salone internazionale mirava ad acquisire nuovi clienti. Se devo spendere 150mila euro, tale è il costo per esporre a Milano, per vendere ai miei clienti, posso farlo da casa mandando loro le foto dei miei divani; è ai nuovi clienti che l’esposizione deve puntare, ma il posto infelice in cui ci hanno relegato non è servito e ciò ci ha creato, ripeto, è un danno enorme. Abbiamo lavorato per il 90% con i clienti già acquisiti».
Non è andata male, sia chiaro. «Gli esiti sono stati buoni perché i prodotti di qualità made in Italy attirano compratori da tutto il mondo. E le nostre aziende si stanno distinguendo sempre di più con prodotti di alta manifattura e di ottimo design, anche se molti clienti hanno dovuto faticare per venirci a trovare». Ma pesa la messa all’angolo, frutto a quanto apre dle fatto che la concomitanza esposizione di Hight Point negli Stati Uniti, cominciata sabato e si concluderà domani, ha costretto molte aziende anche lucane a disertare l’appuntamento tradizionale milanese. Il numero ridotto di espositori ha creato sistemazioni espositive che hanno aperto una polemica soprattutto per l’ impatto economico che la sistemazione più small ha comportato per alcuni produttori. Colacicco chiude così: «I prodotti made in Italy sarebbero dovuti essere esposti nella medesima area. Non puoi mettere nei padiglioni 22 e 24 le imprese del Sud Italia e al 14 e 18 greci, spagnoli e marocchini insieme ai grossi brand italiani del Nord».
Il perché di questa «segregazione» è immaginata ed è un distillato di veleno: «La voce che circolava è che le piccole e medie imprese del Mezzogiorno che fanno prodotti luxury danno fastidio a tante realtà del Nord. Spero che questo non sia vero perché altrimenti sarebbe una cosa vergognosa. In ogni caso avremmo potuto avere il medesimo successo vendendo da casa, risparmiando 150mila euro. Anche altre imprese materane di altre associazioni come la nostra hanno ricevuto lo stesso trattamento». Consola il gran numero di visitatori, segno evidente di un’uscita dalla crisi pandemica.