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Sticchi Damiani difende la serie A a 20 squadre: «Folle rinunciare ai valori del calcio di provincia»

Antonio Calò

Il riferimento è ad una infelice dichiarazione rilasciata nei giorni scorsi da Gerry Cardinale, plenipotenziario del Milan

Difende il campionato di massima serie a 20 squadre, Sticchi Damiani, presidente del Lecce, e lo fa con argomenti solidi, al cospetto degli studenti di diritto e management dello sport, nel corso del seminario sul tema «Gestione tecnica e manageriale nel calcio professionistico. Il modello Us Lecce», presso l’aula magna del dipartimento di scienze giuridiche dell’Università di Lecce, al quale partecipa anche il tecnico Eusebio Di Francesco.

«Sono profondamente contrario al tentativo di ridurre a 18 o addirittura a 16 squadre la serie A - dice il massimo esponente del sodalizio salentino - C’è chi sostiene che una gara tra Cagliari e Lecce non interessi a nessuno (il riferimento è ad una infelice dichiarazione rilasciata nei giorni scorsi da Gerry Cardinale, plenipotenziario del Milan, ndc). È una visione che non tiene conto dell’essenza del nostro calcio, che è il calcio delle province, delle belle storie da raccontare. Come quella che sta scrivendo il nostro club in questi anni, con partite epiche, ragazzi che, dopo avere iniziato nella Primavera, giocano con il Manchester United, 22.000 supporter abbonati, 5.000 tifosi che ci seguono in trasferta. Con meno formazioni partecipanti, tutto ciò non accadrebbe più. Non solo per noi, ma per tante altre realtà». Poi aggiunge: «Significherebbe uccidere il valore più profondo del calcio italiano, la sua tradizione. Tutto ciò per avere meno partite, ufficialmente per tutelare la salute dei calciatori, quella stessa salute che non conta d’estate, quando le medesime società costringono i propri tesserati a tournée molto ben remunerate, ma con spostamenti massacranti negli Stati Uniti, in Giappone o in Medio Oriente. Il vero problema è che il nostro calcio è indebitato e che i diritti televisivi si stanno abbassando. Così le grandi società hanno paura di perdere ricavi e vogliono ridurre il numero dei sodalizi con i quali dividerli. Temo che nei prossimi mesi ci sarà il tentativo di fare passare la riforma. E sarà importante che il calcio delle province, ma non solo, faccia fronte comune. Per quel che ci riguarda, è un tema sociale. Alcuni dei club indebitati dovrebbero fare giocare qualche giovane in più e rischiare come noi».

Si parla di modello Lecce: «Ad inizio stagione abbiamo detto a chiare lettere cosa possiamo fare e cosa no. Sottolineare che in ogni stagione partiamo dall’ultima fila è un dato di fatto. Questa serie A, fatta con un monte ingaggi tra i più bassi della categoria, ci costa 85 milioni di euro. I ricavi “caratteristici”, se siamo molto bravi, ammontano a 60/65 milioni. Significa che, a questi ritmi, chiuderemmo con un rosso di 20 milioni a stagione ed in pochi anni falliremmo. La cessione di uno o due calciatori serve per colmare la differenza tra i costi ed i ricavi e permetterci di vivere. Non ci sono strade alternative per avere un futuro. Non è una questione di mancanza di ambizioni. Ci sono società delle nostre dimensioni che, in altre zone d’Italia, colmano questo gap con sponsorizzazioni per 30 milioni. Noi non arriviamo a 5 milioni. Quello che sto facendo è un discorso onesto, matematico. Finché questo meccanismo funziona, siamo uno dei club più strutturati d’Italia, che si può permettere di realizzare un centro sportivo. Non c’è fondo o proprietà straniera che coprirebbe 20 milioni di perdita per più campionati. Nessuno potrebbe permettersi di farlo. Siamo per i valori romantici del calcio, ma anche per una sana competizione sportiva perché chi sfora parametri che per regolamento non potrebbero essere valicati, la falsa».

A margine dell’evento, Sticchi Damiani e Di Francesco si concedono ai taccuini dei cronisti. «La squadra sta effettuando un percorso di cui sono particolarmente contento - sostiene il presidente - Vantiamo due lunghezze in più in classifica rispetto alle prime undici giornate della passata stagione. Ma la cosa più importante è che il collettivo stia crescendo in maniera evidente ed importante. Abbiamo il rammarico per avere lasciato per strada qualche punto che avremmo meritato di conquistare in base alle nostre prestazioni, ma abbiamo il tempo per riprenderceli». Tra dicembre e gennaio, il Lecce dovrà rinunciare ad alcuni uomini-chiave che saranno impegnati in Coppa d’Africa: «È un tema delicato, in quando dovremo rinunciare a qualche titolare. Ma il nostro organico dispone di alternative sulle quali puntare per fare fronte ai forfait che si registreranno per questa manifestazione o per gli altri accadimenti che si verificano nell’arco di un campionato».

Questo il pensiero del tecnico: «Si è registrata una crescita individuale di diversi calciatori, molti dei quali poco abituati alla serie A. Tutti hanno acquisito maggiori certezze attraverso il lavoro di squadra. Ci stiamo ancora conoscendo. Se analizzo le prestazioni, ci manca qualche punto, ma nelle ultime partite non siamo stati bravi a concretizzare la mole di gioco prodotta. Anche con il Napoli è stato così se si considera che, 5’ dopo avere sbagliato un rigore, abbiamo incassato il gol».

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