Giudiziaria
Lecce, clan Penza - Pepe - Gagliardi: Comune e Provincia parti civili
L’udienza preliminare relativa all’indagine che ha fatto luce su un ingente traffico di droga dalla Spagna fino al Salento
Si sono costituiti parte civile il Comune di Lecce e la Provincia, nel corso dell’udienza preliminare relativa all’inchiesta sul clan Pepe-Penza-Gagliardi, condotta da polizia e guardia di finanza, che ha fatto luce su di un ingente traffico di droga dalla Spagna fino al Salento e sul riciclaggio di denaro sporco in attività commerciali. Invece, è stata dichiarata inammissibile la costituzione di parte civile del Ministero dell’Interno e di quello della Giustizia. Intanto gli imputati, circa 70, hanno scelto il rito abbreviato e tre di essi hanno chiesto il patteggiamento. La Procura, va detto, aveva chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di 90 persone.
Nella mattinata di ieri, è proseguita l’udienza preliminare davanti al gup Stefano Sala, presso l’aula bunker della casa circondariale di Borgo San Nicola.
Nel novembre dello scorso anno, vi era stato un blitz con 35 arresti, dei quali 33 in carcere e due ai domiciliari. Il gip Marcello Rizzo aveva disposto l’arresto in carcere per i presunti boss Antonio Marco Penza, 41enne e per Santo Gagliardi, 59enne, entrambi leccesi. Ed anche per Cristian Stella, 29enne di Lecce, nei mesi scorsi, divenuto collaboratore di giustizia.
Invece, l’ex commercialista Antonio Baldari, 43enne residente a Lecce, anch’egli arrestato nel blitz, non ha avanzato richiesta di riti alternativi.
E poi, tra i destinatari dell’ordinanza di arresto comparivano: Raffaele Capoccia, 36enne; Massimo Cazzella, 51enne Davide De Rinaldis, 52enne, Giulio Maria Gagliardi, 26enne, tutti di Lecce. E ancora, Marcello Tulipano, 59enne, Giulio Biscozzi, 27enne, Gianluca Calabrese, 37enne, di Copertino; Giorgio Hameti, 30enne e Diego Negro, 43enne di Scorrano; Salvatore Perrone, 58enne di Trepuzzi; Maurizio Toma, 49enne di Scorrano; Francesco Urso, 37enne, residente ad Andrano.
Gli imputati rispondono a vario titolo di traffico di sostanze stupefacenti, riciclaggio, autoriciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori. E sono ben 172 le ipotesi di reato contestate.
Le indagini, coordinate dal procuratore della Dda di Lecce, Giovanna Cannarile hanno portato alla luce due associazioni, radicate nei comuni di Lecce e nel Basso Salento, dedite al traffico di sostanze stupefacenti di diversa tipologia, ed in particolare di cocaina. Sarebbe poi emersa la disponibilità di enormi quantità di denaro contante, telefonini criptati, veicoli dotati di appositi nascondigli oltre che depositi sicuri in cui nascondere il materiale illecito. E poi, rapporti con trafficanti di droga calabresi e altri sodalizi criminali operativi sul territorio nazionale ed all’estero (tra cui albanesi e spagnoli).
Le due organizzazioni utilizzavano armi e ordigni esplosivi, per imporre il proprio controllo del territorio, e facevano ricorso ad “azioni punitive” verso coloro che sconfinavano nelle piazze di spaccio controllate dall’associazione.
Alcune misure cautelari, va detto, sono state annullate dal Tribunale del Riesame.
Gli imputati sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Umberto Leo, Salvatore Rollo, Luigi Corvaglia, Francesco Vergine, Mariangela Calò, Alessandro Stomeo, Ladislao Massari, Roberto De Mitri Aymone, Giovanni Montagna, Alberto Corvaglia, Elvia Belmonte, Stefano Prontera, Raffaele Benfatto, Maria Gabriella Mastrolia, Mario Blandolino, Simone Viva, Silvio Verri, Antonio Savoia, Francesca Conte, Daniele Scala, Mario Stefanizzi, Cesare Placanica, Luca Puce, Giuseppe Bonsegna, Cosimo D’Agostino, Chiara Fanigliulo, Roberto Tarantino, Luigi Rella, Luca Laterza.