ambiente
Così gli uliveti diventano «alleati» del clima
Per la prima volta in Italia, aziende e organizzazioni possono bilanciare le proprie emissioni senza rivolgersi a mercati esteri, contribuendo invece alla rigenerazione ambientale
Compensare le emissioni di carbonio sostenendo la rinascita dell’olivicoltura salentina. È la novità lanciata da Olivami Ets, che ha ottenuto la certificazione ufficiale dei propri crediti di carbonio da parte di Climate Standard, secondo la norma internazionale ISO 14064-2. Per la prima volta in Italia, aziende e organizzazioni possono bilanciare le proprie emissioni senza rivolgersi a mercati esteri, contribuendo invece alla rigenerazione ambientale e sociale di un territorio duramente colpito dalla Xylella.
Gli uliveti riforestati da Olivami sono infatti in grado di assorbire più CO2 di quanta neemettano, trasformando questo saldo positivo in crediti commerciabili. «È un traguardo storico - commenta Simone Chiriatti, direttore di Olivami - i nostri crediti di carbonio non sono numeri astratti: sono alberi che crescono e famiglie che restano». La certificazione è stata rilasciata a seguito di un audit indipendente che ha validato il progetto pilota “Zona Colavecchi” a Carpignano Salentino: 4,6 ettari con 1.150 piante di varietà Favolosa, capaci di generare crediti già nel 2025/26. Grazie alla metodologia TCR – Trusted Carbon Reduction, sviluppata da Carborea, spin-off tecnico-scientifico di Olivami, i crediti garantiscono misurabilità, tracciabilità e permanenza. Blockchain, dati georeferenziati e contratti ventennali con gli agricoltori ne rafforzano l’affidabilità.Il primo soggetto ad acquistare i crediti certificati è stata la BCC di Terra d’Otranto, seguita da altre realtà come TÜV Italia, Banca Popolare Pugliese, CBI e Biografilm. «Acquistando i crediti di carbonio generati dai nuovi ulivi - aggiunge Chiriatti - le aziende non solo compensano le proprie emissioni, ma diventano parte attiva della rinascita del Salento. Non possiamo continuare ad acquistare crediti da paesi lontani ignorando ciò che accade qui. Con Olivami la transizione ecologica è anche rigenerazione sociale ed economica, radicata nel nostro territorio». Nata nel 2022, l’associazione ha già donato oltre 50.000 ulivi a circa 500 agricoltori, creato giardini aziendali per grandi realtà come Deloitte, Deghi, Raffo, Sella, Acquedotto Pugliese, e avviato la produzione di olio destinato agli adottanti. Con i crediti verdi, sottolineano dall’Ets, Olivami aggiunge un tassello alla sua missione: dimostrare che l’oliveto non è solo patrimonio culturale e agricolo, ma un alleato per la lotta al cambiamento climatico.