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Paura a Gallipoli, bimbo di 7 anni cade in piscina e rischia l'annegamento
Attualmente è ricoverato in ospedale: al momento del salvataggio era in arresto respiratorio
Un bambino di 7 anni è stato ricoverato in condizioni gravissime dopo aver rischiato di annegare ieri mattina nella piscina di un parco acquatico a Gallipoli. Il piccolo si trovava con i genitori quando, per cause ancora da accertare, è finito nella zona più profonda della vasca. A notare il corpo privo di sensi sarebbe stato il padre, che si è tuffato per soccorrerlo.
Sul posto sono intervenuti gli agenti del commissariato di Gallipoli. Il bambino è stato trasportato d’urgenza all’ospedale “Sacro Cuore” di Gallipoli, dove i medici hanno fatto il possibile per salvargli la vita.
Si temono danni cerebrali
Il piccolo, al momento del trasporto in ospedale, era già in arresto cardiaco. I medici sono riusciti a riattivare il battito, ma le sue condizioni sono rimaste critiche per tutta la giornata. Secondo quanto riferito dal reparto di rianimazione, il bambino non avrebbe risposto agli stimoli, facendo temere possibili danni cerebrali dovuti al tempo trascorso in acqua.
La famiglia, originaria del Salento ma residente a La Spezia, era in vacanza in Puglia. Secondo alcune testimonianze, nessuno si sarebbe accorto in tempo che il bimbo era in difficoltà e pare che non indossasse i braccioli. L’assenza di telecamere di sorveglianza nell’area ha reso ancora più difficile la ricostruzione dell’esatta dinamica dell’incidente. Sul posto è intervenuto anche il magistrato di turno della Procura per i Minorenni, che non ha disposto il sequestro della piscina.
Assopiscine: “Serve una legge nazionale sulla sicurezza”
L’associazione di categoria Assopiscine ha espresso “profonda preoccupazione e vicinanza alla famiglia del bambino coinvolto nel gravissimo incidente” e ha rilanciato la richiesta di una legge nazionale che regoli in maniera più stringente la sicurezza nelle piscine.
Il presidente Ferruccio Alessandria ha sottolineato come “non possiamo più affidarci al caso o alla sola responsabilità dei singoli. Di fronte a eventi drammatici come questo, non possiamo limitarci alla solidarietà. È il momento di agire concretamente”.
“Chiediamo da tempo una legge nazionale sulla sicurezza nelle piscine – ha aggiunto – che imponga standard minimi e obblighi chiari, come già accade in altri Paesi europei. La prevenzione non può dipendere solo dal senso di responsabilità individuale: deve essere un impegno collettivo e normato”.
Secondo Assopiscine, anche in assenza di criticità strutturali, elementi come la sorveglianza attiva, la formazione del personale, l’educazione all’acquaticità fin dalla prima infanzia, la segnalazione chiara dei livelli di profondità e l’impiego di sistemi di sicurezza passiva sono fondamentali per prevenire simili tragedie.
“Serve un salto culturale e normativo – ha concluso Alessandria –. La sicurezza in acqua non è un’opzione, ma un diritto per chi frequenta gli impianti e un dovere per chi li gestisce”. L’associazione ha infine rinnovato la disponibilità a collaborare con le istituzioni per definire un quadro normativo nazionale e ha ribadito il proprio impegno in campagne di sensibilizzazione e formazione.