Il caso

Caccia ai medici per le ambulanze da Lecce fino al Capo di Leuca

Maddalena Mongiò

Fsi-Usae solleva anche il problema della mancanza di infermieri e autisti

118 in codice rosso: Asl Lecce cerca 48 medici per ambulanze e automediche, ma la Fsi-Usae lamenta la carenza di circa 100 infermieri e 30 autisti soccorritori a fronte dei circa 100 in servizio e con diversi operatori che hanno limitazioni per problemi di salute. Per i medici è stato pubblicato un avviso per incarichi a tempo indeterminato per 38 ore settimanali.

I vuoti di organico, relativi solo ai camici bianchi, sono: 4 per Campi Salentina, 5 per Copertino, 4 per Veglie, 3 per la postazione della Cittadella della Salute di Lecce, 2 per Galatina, 4 per Martano, 3 per Nardò, 4 per Maglie, 4 per Otranto, 3 per Poggiardo, 1 per Scorrano, 5 per Casarano, 2 per Gallipoli, 5 per Tricase, 4 per Ugento.

Una situazione, quella della carenza di organico del 118, che si trascina da anni e che ormai è arrivata a un punto tale da rendere difficilmente sostenibile il servizio. Così Francesco Perrone, segretario regionale e territoriale della Fsi-Usae, invoca l’intervento urgente della direzione strategica Asl (del direttore generale Stefano Rossi, del direttore sanitario Maria Nacci e del direttore amministrativo Yanko Tedeschi). «Ancora una volta dobbiamo segnalare i gravi disagi e le criticità che attanagliano da anni gli operatori sanitari operanti nel Servizio di Emergenza Urgenza 118 - premette Perrone - in particolare in piena canicola estiva che in provincia di Lecce determina un enorme flusso di richieste da parte di pazienti fragili. Le gravi criticità non si fermano ai dirigenti medici del 118 in quanto la carenza di personale riguarda anche gli infermieri, gli operatori socio sanitari e gli autisti soccorritori delle ambulanze».

Una situazione che rende fragile il sistema e «che comporta un ulteriore aggravio dei carichi lavorativi, in particolare nelle automediche, in alcuni casi togliendo mezzi e personale a situazioni gravissime». Così il sindacato chiede «nuove direttive operative che favoriscano principalmente il personale medico e infermieristico del 118 con la valorizzazione e il potenziamento immediato del servizio. Al fine di eliminare le gravi criticità evidenziate è necessario un incremento dell’organico di tutto il personale».

Questa la richiesta e ora la palla passa alla direzione strategica che deve fare i conti con la difficoltà di reclutamento dei medici e con i vincoli alle assunzioni imposti dalla Regione, che a sua volta deve fare i conti con i lacci del piano di rientro.

Ma intanto il 118 è in ebollizione con clima teso sull’organizzazione del lavoro. In questo contesto la direttrice della centrale operativa 118, Fabiola Giannoccaro, ha varato un’organizzazione che ha visto la contrarietà dei sindacati ed è arrivata in consiglio regionale con una interrogazione di Paride Mazzotta (Fi). Particolare malumore ha sollevato la decisione di Giannoccaro di spostare l’infermiere in turno sull’automedica, quando il medico è assente, su una ambulanza Victor (che prevede solo autista e soccorritore) facendola accompagnare dall’automedica alla postazione cui è destinata. Sta di fatto che le misure adottate non convincono e tra i vari servizi Asl e il 118 la corda è tesa. I sindacati hanno dichiarato lo stato di agitazione degli operatori 118 lamentando l’uso improprio della pronta disponibilità, l’inidoneità dei locali destinati alle postazioni 118, l’utilizzo nell’attività di emergenza di personale sanitario titolare di limitazioni, la carenza di personale infermieristico, la promiscuità e l’utilizzo - su interventi in emergenza - di personale Asl e Sanitaservice, le problematiche rivenienti dalla mancanza di dotazione di alcuni di ausili sulle autoambulanze, i protocolli operativi su stazionamento automezzi e personale 118, in attesa nei vari Pronto soccorsi.

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