le indagini

Dopo l'ergastolo sequestri da 1 milione e mezzo a Paolo Vuto: Rolex, auto di lusso e il bar di San Vito

Alessandra Cannetiello

Per il pm l’attività sarebbe il frutto di proventi illeciti del gruppo guidato. Vuto è stato condannato per l'omicidio di Nardelli

È scattata questa mattina, 29 aprile, l’operazione condotta dagli uomini della divisione anticrimine della Polizia di Stato su disposizione dell’Antimafia di Lecce, che hanno posto sotto sequestro patrimoniale del bar Lady White di San Vito riconducibile a Paolo Vuto. Per il pubblico ministero Milto De Nozza, infatti, l’attività sarebbe il frutto di proventi illeciti del gruppo guidato da Vuto. Il sequestro è il risultato di un altro filone di inchiesta della Dda di Lecce partita dalle indagini sull’omicidio di Cosimo Nardelli, freddato con due colpi di arma da fuoco il 26 maggio 2023, in via Cugini. Una vicenda che ha portato a 5 condanne, tra queste il carcere a vita proprio per Paolo Vuto, - ritenuto l’organizzatore dell’agguato -  e per Tiziano Nardelli, fratello della vittima che per la Corte d’Assise aveva dato il via al gruppo di fuoco. A sparare materialmente, per l’accusa è anche per i giudici di primo grado, il figlio di Vuto, Aldo Cristian, condannato a 30 anni di carcere. Con lui, per la Corte, quella sera c’era Francesco Vuto, cugino di Paolo, che aveva guidato lo scooter su cui viaggiava il killer nella spedizione.

SEQUESTRI DA OLTRE UN MILIONE E MEZZO

Hanno un valore stimato in oltre 1 milione e mezzo di euro i beni sequestrati dalla polizia, in esecuzione di un provvedimento di sequestro emesso dal Tribunale di Lecce, nei confronti del 46enne Paolo Vuto, condannato nel gennaio scorso all’ergastolo dalla Corte d’Assise d’appello in quanto ritenuto l’organizzatore dell’omicidio di Cosimo Nardelli. Si tratta di attività commerciali (una di queste utilizzata come base operativa per presunte operazioni illecite), abitazioni, auto e beni di lusso come Rolex e conti correnti postali e bancari. Il valore patrimoniale è risultato sproporzionato e ingiustificato rispetto al reddito del nucleo familiare dichiarato.

Fatta eccezione per un rapporto finanziario, tutti i beni oggetto del decreto di sequestro erano stati, nell’arco temporale preso in considerazione per la valutazione della pericolosità sociale, fittiziamente intestati a persone ritenute vicine a Vuto, anche se di fatto quest’ultimo ne aveva mantenuto la disponibilità.
Le attività di sequestro sono state eseguite da personale della Divisione Anticrimine della Questura con il supporto operativo dei colleghi specializzati del Servizio Centrale Anticrimine di Roma, del Reparto Prevenzione Crimine di Lecce, nonché della Divisione PAS (polizia amministrativa e sociale) e della Polizia Scientifica. Il Tribunale ha anche nominato un amministratore giudiziario per evitare la dispersione, sottrazione o alienazione dei beni sequestrati.

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