Il caso

Intascava le multe: ex carabiniere del Leccese dovrà risarcire il Ministero della Difesa

Angelo Centonze

Per danno d’immagine, un ex appuntato scelto dell'Arma. Era accusato di aver intascato i soldi delle contravvenzioni, pagate da 49 automobilisti, per circa 4mila euro

LECCE - Dovrà risarcire il Ministero della Difesa, per danno d’immagine, un ex appuntato scelto dei carabinieri. Era accusato di aver intascato i soldi delle multe, pagate da 49 automobilisti, per circa 4mila euro.

La somma è già stata restituita dall’ex carabiniere, che venne sottoposto a misura interdittiva e poi dichiarato «permanentemente non idoneo al servizio militare».

Il 53enne della provincia di Lecce, in servizio all’epoca dei fatti nella Sezione amministrativa del Comando provinciale, dal punto di vista penale ha già patteggiato nel 2024 davanti al gup una pena di 4 anni di reclusione. Rispondeva dei reati di peculato, peculato militare, falso ed accesso abusivo a sistema informatico e nei suoi confronti venne disposta anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’incapacità in perpetuo di contrattare con la pubblica amministrazione, salvo che per ottenere le prestazioni di un pubblico servizio.

Nei giorni scorsi, invece, la Corte dei conti di Bari lo ha condannato a pagare il danno d’immagine, quantificato in 8.186,40 in favore del Ministero della Difesa.

Il militare, secondo l’accusa, dal 1° gennaio 2022 al 4 febbraio del 2023, si appropriò di somme di denaro a titolo di pagamento per contravvenzioni al codice della strada, ricevute da privati cittadini, in 49 circostanze diverse.

«In particolare - recita la sentenza - sussistono gli elementi soggettivi per le modalità di svolgimento della condotta produttiva degli eventi pregiudizievoli connessi: il militare si è appropriato delle somme corrisposte dai cittadini per il pagamento di contravvenzioni, omettendo di versarle all’Ente competente; ha all’uopo formato atti di quietanza falsi, al fine di riscuotere dette somme di denaro, attribuendo manualmente i relativi numeri identificativi, e poi si è inserito abusivamente nell’applicativo per la gestione informatizzata delle contravvenzioni di Poste Italiane, allo scopo di interrompere i termini dei pagamenti dei verbali (SPV) di ciascuno dei procedimenti al fine di impossessarsi delle somme di denaro».

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