l'emergenza

Il Salento è di nuovo «terra di lupi»

ALBERTO NUTRICATI

«Nessun allarme, ma vanno seguite le misure per la sicurezza delle persone e degli animali»

A volte ritornano…anche i lupi. Scomparso dal Salento un secolo fa, da una decina d’anni il lupo è tornato a ripopolare il Tacco d’Italia. È quanto è emerso dal progetto «Monitoraggio del lupo in provincia di Lecce», promosso dalla Provincia nel 2020 d’intesa con gli Enti Parco. Nello studio sono confluiti i dati registrati dal 2014, anno nel quale fu individuato il primo lupo sul territorio provinciale.

A partire da quel primo avvistamento, il lupo ha pian piano colonizzato l’intera provincia.

Ma qual è la situazione oggi? Lo abbiamo chiesto al biologo e coordinatore scientifico del progetto, Giacomo Marzano.

«Il territorio, al contrario di quello che tanti avevano supposto in precedenza, è assolutamente vocato alla presenza del lupo, perché il lupo è un animale molto adattabile e scaltro e quindi si è subito abituato a vivere in questo contesto. Il fatto che le zone boschive siano diventate poche e ridotte di estensione, che ci siano molti terreni coltivati, che ci siano tante case e strade, viene utilizzato dal lupo a suo vantaggio. Nel senso che la presenza di strade è correlata alla presenza di animali investiti, fonte di cibo per il lupo; i boschetti ci sono dappertutto, quindi ci sono tante zone in cui il lupo si può rifugiare e riprodurre. Inoltre, qui ha trovato una nicchia ecologica libera, perché non esistevano predatori, se non la volpe. La volpe era il massimo predatore esistente e poi c’erano tanti cani randagi. Il lupo si è inserito in questo contesto e ha rimesso ordine, cibandosi di cani randagi, di volpi, di carcasse di animali investiti e, a volte, anche del bestiame che trova incustodito».

Ecco, questo ha causato non pochi malumori. Cosa bisogna fare?

«Nei secoli passati, la situazione veniva gestita con muri paralupi e altri sistemi di difesa. Poi, venendo a mancare il lupo, tutto questo è venuto meno. Quindi, chi alleva pecore è abituato a tenerle libere nel cortile dietro casa. Chiaramente, essendo il lupo un animale opportunista e scaltro, quando trova animali incustoditi, che siano pecore, capre, cani o gatti, li attacca. In tutto questo, però, sta mettendo ordine, perché di fatto il nostro territorio era sproporzionatamente pieno di volpi, tant’è che era stata chiesta da Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, l’attuazione di un piano di controllo della volpe; piano difficilmente attuabile e molto costoso. Ad attuarlo ci sta pensando, in pochissimo tempo, il lupo, la cui presenza, quindi, è vantaggiosa per tutti, purché si rispettino certe norme di condotta».

Quali ?

«Innanzitutto, non bisogna creare situazioni di pericolo, dando cibo agli animali selvatici, men che meno ai lupi, che, una volta fidelizzati, se non dovessero trovare più ciò che si aspettano, potrebbero essere aggressivi e pericolosi. Non bisogna lasciare i cani la notte fuori casa, né tantomeno tenerli legati alla catena. Animali domestici e da allevamento vanno custoditi in luoghi sicuri, così come già avviene per le galline allo scopo di proteggerle dalle volpi. A difesa delle greggi, poi, bisognerebbe dotarsi di cani da pastore adeguati per dimensione e numero».

Come è stato effettuato il monitoraggio?

«Il monitoraggio è stato effettuato prevalentemente attraverso l’apposizione di fototrappole nei punti chiave in cui i lupi si muovono. Grazie a questo è stato possibile, anno dopo anno, constatare l’arrivo e spesso anche la riproduzione del lupo. Tali dati sono stati incrociati con quelli forniti dal corpo forestale e dalla Asl, in riferimento a lupi investiti o a predazione di bestiame da parte dei lupi».

È possibile fare una stima dei lupi attualmente presenti sul territorio?

«Non è semplice. Possiamo dire che c’è stato un trend costantemente positivo. Attualmente sul territorio si sono insediate una decina di coppie. Tenendo conto che ogni coppia dà alla luce 4-5 cuccioli all’anno, si può stimare la produttività annua intorno ai 40-50 esemplari. Tuttavia, per una serie di fattori, la mortalità annua è più o meno pari a quella che è la produttività. Questo per dire che non è molto utile dare delle stime. Il dato importante è che ci sono delle coppie che si sono strutturate, che ormai occupano il territorio. Là dove ci sono delle condizioni particolarmente favorevoli, si formano dei branchi. Il branco è più competitivo, perché riesce a cacciare meglio e a organizzarsi meglio nell’allevamento della prole».

Qual è il passo successivo della ricerca sul lupo?

«Stiamo continuando lo studio per vedere quale sia il ruolo ecologico di questa specie, con particolare riferimento all’alimentazione, alla predazione e all’utilizzo del territorio. Conclusa la prima fase, che aveva l’obiettivo di mappare la presenza del lupo, ora vogliamo capire come cambierà nel tempo l’ecosistema, grazie a questa presenza. Questo è un punto di fondamentale importanza, perché, se in un’area ci sono 50 volpi, non c’è posto per nient’altro, in quanto la predazione che portano avanti 50 volte è terribile. Da questo punto di vista, il lupo serve sia da deterrente, perché fa scappare via le volpi, sia da contenimento, perché materialmente se ne nutre. Lo stesso vale per il cinghiale, la cui presenza strutturata viene contenuta dal lupo che ne preda i piccoli. Questo spinge i cinghiali a non concentrarsi in una zona, con tutto ciò che ciò comporta, ma a disperdersi sul territorio. Si sono aperti, quindi, tanti interessanti scenari che vanno approfonditi».

Ha motivo di avere paura chi, davanti alla notizia della ricomparsa del lupo, manifesta timore?

«Se il “lupo cattivo” è il protagonista di tante fiabe, un motivo ci sarà. In realtà, tutti gli animali selvatici sono da trattare con cautela e rispetto. Qualsiasi animale selvatico può procurare problemi all’uomo, direttamente e indirettamente. Basti pensare alle malattie che possono trasmettere. Specie apparentemente innocue possono essere estremamente letali. Detto questo, non è il caso di creare allarmismo. In tempi recenti non sono stati registrati casi di attacchi all’uomo da parte di lupi in Europa. Episodi simili risalgono a diversi secoli fa, tenendo conto di come si viveva all’epoca nei villaggi, con i bambini lasciati da soli. È chiaro che non bisogna tirare la corda. Se uno individua una tana al cui interno si trova una cucciolata e si mette lì vicino per scattare delle foto può provocare una reazione aggressiva, ma questa non è sicuramente la norma. Certamente non c’è da temere se uno va a correre in campagna. Può farlo serenamente. Se ha la fortuna di vedere un lupo, gli può anche scattare una foto, ma lo vedrà un attimo. Quindi nessuna paura. Certo farebbe bene a non portarsi un cagnolino al seguito se va a correre al tramonto, perché magari il cane si allontana e può essere predato. Ci vuole un po’ di raziocinio. Si tratta, in sostanza, di applicare delle norme di condotta e comportamentali adeguate, per raggiungere una convivenza che non solo ci può essere, ma che ci deve essere».

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