Il caso

Lequile, è scontro sul biogas

Giovanni Greco

Il sindaco Carlà rassicura: «Non sorgerà nessun impianto». Il predecessore Lettere non ci crede e attacca: «Ci opporremo»

LEQUILE - Un impianto di produzione di biometano, mediante processo anaerobico di residui agricoli, zootecnici e agroalimentari, per l’immissione in rete del gas prodotto. La struttura dovrebbe sorgere nel territorio comunale di Lequile, a 6 chilometri a sud dell’abitato e a breve distanza da Copertino, in prossimità della storica masseria “Tramacere”. Ovvero all’altezza dello svincolo tra la statale 101 e la provinciale 20 per San Donato.

Monta la protesta ma il sindaco uscente Vincenzo Carlà smentisce, ritenendo il progetto inesistente. «Ho sempre messo la salute al primo posto e a scanso di equivoci - afferma - questa è la nostra posizione. Continuiamo a dire con fermezza no al biometano».

L’ex sindaco Fabio Lettere, peraltro candidato alle prossime amministrative, non crede alle rassicurazioni di Carlà e promette battaglia. «Noi - afferma Lettere in un video diffuso su YouTube - ci opporremo con forza e con tutti i mezzi alla realizzazione di questo impianto». L’ex sindaco ha illustrato l’opera spiegando che si estenderà su una superficie pari a 9 campi di calcio. Per rendere l’idea dell’imponenza aggiunge che l’impianto produrrà oltre 720mila tonnellate l’anno di biometano pari a circa 210 tonnellate al giorno. «Quantità impressionanti - sostiene - I fumi e gli effluvi non faranno altro che aumentare i rischi di eventuali neoplasie e di tumori oltre ad incidere negativamente sulla salute delle generazioni future. Tutto questo non lo possiamo permettere. Dalla presentazione del progetto sono passati diversi mesi e il silenzio assordante dell’Amministrazione comunale è tanto preoccupante quanto pericoloso. Il sindaco è la massima autorità sanitaria locale e ha il dovere di tutelare la salute dei cittadini».

Il biogas, secondo quanto emerge dalla relazione tecnica, sarà prodotto dal processo anaerobico di sostanze organiche tra cui biomasse agricole, reflui zootecnici e sottoprodotti dell’industria agroalimentare inviati per la produzione di biogas che una volta purificato verrebbe convertito in biometano e immesso nel metanodotto della rete Snam per un quantitativo pari a 500 Sm3/h.

Parte del biogas prodotto verrebbe invece utilizzato per l’alimentazione del cogeneratore a copertura dei consumi dell’impianto. Stando alla relazione di progetto, l’impianto di Lequile rappresenterebbe «un caso di innovazione tecnologica nel panorama degli impianti di produzione biogas/biometano caratterizzato da un elevato grado di ecocompatibilità dovuto principalmente ad un’alta efficienza biologica in termini di consumo di biomassa e all’utilizzo di materiali di costruzione».

Il progetto, presentato dalla Srl «Baco Società Agricola» con sede a Lecce, nel novembre scorso, ai soli fini della normativa antincendio è stato ritenuto conforme dal comando provinciale dei Vigili del fuoco, ma con una serie di prescrizioni relative alla sicurezza tra cui la disposizioni di idranti; adeguati sistemi di sicurezza nei pressi della torcia e un dispositivo che in una sola manovra sia in grado di sganciare tutti i sistemi elettrici dell’impianto.

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