sanità

Ospedali salentini più sicuri con un piano anti-aggressioni

Maddalena Mongiò

Ieri a Lecce vertice in Prefettura dopo gli ultimi episodi di violenza nei confronti di medici e infermieri: ora si spera nell’attuazione

LECCE - Vertice in prefettura a Lecce: arrivano le prime decisioni, ma sulla carenza di personale nessuna nuova e il prefetto Luca Rotondi ha specificato che si tratta di una materia «che esula, naturalmente, dalle mie competenze». Sotto i riflettori le 79 segnalazioni di violenza subite dai sanitari e ricevute dall’Ordine dei medici: 48 relative a offese verbali o minacce, 7 con danni materiali, 14 frutto di violenza fisica. Episodi registrati dall’1gennaio al 31 agosto di quest’anno a cui sono corrisposte solo 10 denunce perché si tende a evitare di perseguire gli autori di questi gesti per paura di ritorsioni o per la mediazione delle forze dell’ordine che porta a una composizione pacifica dell’evento.

Tolta dal tavolo la questione carenza di personale, pur essendo una criticità che contribuisce a determinare le lunghe attese all’origine delle reazioni violente da parte degli utenti più intemperanti che comunque non possono essere giustificati per i loro gesti, il tema sicurezza è stato centrale. Tra le novità di rilievo l’impegno di Bray di estendere nel giro di un mese, a tutti i pronto soccorso la presenza di una figura di raccordo (secondo Antonazzo un infermiere, ma è stato ipotizzato anche l’utilizzo delle associazioni di volontariato) fra gli utenti in attesa e il personale sanitario del pronto soccorso.

E poi, sempre nel giro di un mese dovrebbero essere installati (in tutti i pronto soccorso) i monitor per avvisare dei codici di attesa per priorità in modo che chi si reca in pronto soccorso possa valutare se spostarsi verso un ospedale dove l’attesa è inferiore. Al Dea di Lecce sarà spostato il posto di polizia fisso nella zona del triage in modo che la presenza degli agenti sia immediatamente percepita come deterrente per i più scalmanati. Le forze dell’ordine si sono impegnate a fare giri di perlustrazione con le volanti vicino ai pronto soccorso, ma il grosso delle decisioni spetta alla Asl e quindi il prefetto ieri ha esplicitato, nel corso del tavolo tecnico, che le istanze espresse dalle parti coinvolte saranno oggetto di un confronto con l’azienda sanitaria.

Fra le decisioni più significative da assumere, quella di installare un bottone rosso in tutte le strutture sanitarie e in particolare in quelle a maggior rischio di aggressione la cui mappa è stata consegnata al prefetto da De Giorgi. E non solo. Sul tavolo c’è anche lo spostamento delle guardie mediche negli ospedali con il doppio vantaggio di garantire maggiore sicurezza ai medici in servizio e aumentare la capacità di smaltire le richieste di assistenza e cura. In più la presenza della guardia medica in ospedale probabilmente spingerebbe l’utenza a rivolgersi a questi professionisti che attualmente non sempre sono considerati un punto di riferimento qualificato dalla popolazione.

Il tavolo di ieri in Prefettura, ha visto la partecipazione del direttore sanitario di Asl Lecce Antonio Bray, del direttore del 118 Maurizio Scardia, del presidente dell’Ordine dei Medici Donato De Giorgi, del presidente dell’Ordine degli infermieri Marcello Antonazzo, dei vertici delle forze dell’ordine, del vice presidente della Provincia Antonio Leo e del vice sindaco del Comune di Lecce Sergio Signore.

Sulla questione aggressioni ai danni dei sanitari Rotondi ha puntualizzato: «È un tema molto delicato e io ho già avuto occasione di sentire, nei mesi scorsi, i presidenti dell’Ordine dei medici e degli infermieri perché è bene parlare anche con loro per avere un’idea della situazione e anche per avere un concreto dato numerico sulle violenze perpetrate nei fronti del personale medico e paramedico. Alcune iniziative sono state messe in campo, ma come il ministro dell’Interno ha ribadito, anche in tempi recenti, l’attenzione delle forze dell’utile deve essere massima perché per una serie di tematiche derivanti anche dai tempi di attesa nei pronto soccorso o in altri reparti per difficoltà di accesso alle strutture sanitarie o per un’informazione non tempestiva occorre che in primis i cittadini siano messi nella condizione di avere un flusso informativo il più possibile preciso e che i servizi vengano gestiti in maniera ordinata su tutto il territorio non solo presso l’ospedale di Lecce e poi soprattutto creare una cornice di sicurezza reale per medici e infermieri quindi per personale medico e paramedico».

Per arrivare a questo obiettivo il prefetto ritiene siano importanti «maggiori sinergie operative tra le forze dell’ordine che già operano in tal senso, sia presso il Vito Fazzi sia presso le altre sanitarie perché i problemi ci possono essere dappertutto anche a livello di guardie mediche. Qualcosa in più si può fare e si dovrà fare incrementando le intese con la direzione sanitaria che si è dichiarata massimamente disponibile. Faremo questo Comitato di sicurezza pubblica per capire effettivamente cosa si può mettere in campo di concreto e di operativo per migliorare la sicurezza dei medici e del personale paramedico e ripeto non è un problema certamente solo di questo territorio».

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