Il caso
Lecce, trova la compagna a casa con un altro e la picchia: assolto fidanzato violento
Per il giudice, però, non può essere condannato. Accade in un Comune del Salento, poco distante dalla città capoluogo, dove la denuncia di una donna è praticamente caduta nel vuoto.
LECCE - L’ha massacrata di botte dopo averla sorpresa sul divano con... l’amico del cuore. Per il giudice, però, non può essere condannato. Accade in un Comune del Salento, poco distante dalla città capoluogo, dove la denuncia di una donna è praticamente caduta nel vuoto.
«Una sola ecchimosi al braccio poteva derivare da mille ragioni ed anche da un semplice involontario strattonamento e comunque lungi dall’integrare una forma di aggressione fisica». Questo è quanto scritto nella motivazione della sentenza di assoluzione. Un’arrabbiatura, insomma, in qualche modo... giustificabile o - comunque - non perseguibile. È andata decisamente bene per un 28enne che è stato assolto dai reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate. Per il giudice «il fatto non sussiste», come avevano sottolineato i suoi avvocati difensori, Ada Alibrando e Valeria Caroli. L’aggressione risale al 5 gennaio scorso. L’imputato, tornando a casa forse in anticipo rispetto alla previsioni, sorprende la compagna e il suo «migliore amico» adagiati sul divano in atteggiamento quanto meno... sospetto. A quel punto, stando alle accuse, il giovane si scaglia contro la convivente, ferendola alle braccia. Ecchimosi refertate poi al pronto soccorso tre giorni dopo aver presentato denuncia, assistita dall’avvocato Walter Gravante.
Per la giudice, quella reazione era stata «poco garbata» e ancora «una reazione probabilmente sopra le righe, ma che si spiega nel contesto di degrado in cui i fatti sono maturati». A quanto pare, di aggressioni, insulti e minacce di lanciarle addosso dell’acido negli anni la donna ne avrebbe subìto tanti. La convivenza, infatti, sarebbe diventata in qualche modo insostenibile. Aveva raccontato tutto ai militari dell’Arma al momento della presentazione della denuncia dopo l’ultimo episodio. Denuncia poi ritirata contro colui il quale «era pur sempre il padre di suo figlio». La donna aveva spiegato che «non voleva i suoi soldi ma solo che le lasciasse il bambino». Ma è stata ritenuta poco credibile. «Sono numerose le discrepanze che la dichiarazione della persona offesa presenta - è scritto sempre nelle motivazioni -: le aggressioni alle quali la stessa fa riferimento, sostenendo di non ricordare in dettaglio per la datazione nel tempo dei fatti, restano nell’alveo dell’assoluta genericità innanzitutto perché i fatti stessi non sono affatto risalenti ed in secondo luogo perché episodi di maltrattamenti tali da indurre a rivolgersi ai carabinieri devono restare impressi almeno con riguardo a ciò che ha fatto più male”. Gli avvocati difensori dell’imputato hanno anche fatto presente che la donna rifiutò di recarsi nell’appartamento protetto offertole dal centro antiviolenza per non allontanarsi dal compagno. Secondo il giudice, circostanza «alquanto singolare per chi viva un’emergenza quotidiana a causa di vessazioni psicofisiche subite».
«Tutti questi elementi inducono a dubitare fortemente della persona offesa e fanno ritenere che la stessa possa aver vissuto un clima di tensione in famiglia a causa del nuovo interesse per un altro uomo, con il quale ha poi concretizzato una diversa esperienza di vita. E che la denuncia sia stata cagionata da un moto nervoso verso il precedente marito, che era un chiaro ostacolo alla nuova relazione”: sono le conclusioni del Tribunale, che ha così assolto il giovane tradito.