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Unisalento, a Lecce la doppia sfida: parità di genere e sostenibilità

Tonio Tondo

L’obiettivo del rettore: «Un’organizzazione sempre più inclusiva». Monteduro: «Conciliare tutela dell’ambiente e giustizia sociale»

LECCE - Lo spirito dei fondatori non abbandona mai le opere di successo. Ad ogni apertura di anno accademico il pensiero di molti, docenti e non, di diverse generazioni, si rivolge agli inizi e ai protagonisti del progetto. Tra questi, senza ombra di dubbio, c'è Giuseppe Codacci Pisanelli (1913-1988), parlamentare della Democrazia Cristiana, costituente di prima linea, professore di diritto pubblico e diritto amministrativo, prima a Bari e quindi a Lecce dopo alcuni anni dalla fondazione. Fu Codacci Pisanelli, il 3 agosto 1955, a sostenere e motivare l'impegno e l'iniziativa dei presidenti delle province di Lecce e Brindisi e di quasi tutti i sindaci delle due province con la costituzione del Consorzio provinciale universitario salentino. La prima facoltà delle libera università fu Magistero che fu inaugurata il due novembre dello stesso anno. Codacci Pisanelli fu designato rettore. Con Magistero centinaia di giovani salentini, soprattutto le studentesse salentine che le famiglie erano restie a far allontanare da casa, ebbero accesso agli studi post diploma e alle prime lauree di una libera università, poi riconosciuta dallo Stato nel 1959 con un faticoso processo che si concluse nel 1967. Da allora, l'Università degli studi di Lecce, che nel 2006 diventa Università del Salento, è sempre cresciuta: facoltà di Lettere nel 1960, Scienze matematiche fisiche e naturali nel 1967-68, Scienze economiche e bancarie nel 1987, Ingegneria nel 1991, la facoltà di Lingue nel 1995, Beni culturali nel 1997 seguita da Giurisprudenza. Nell'area della ricerca di Brindisi-Mesagne è presente la facoltà di Ingegneria industriale. Con la riforma Gelmini del 2014 le facoltà sono state trasformate in Dipartimenti e le strutture accademiche sono state riformate per affrontare le nuove sfide dell'innovazione e della ricerca.

Lo spirito dei fondatori, apertura e sensibilità all'alta formazione delle donne e radicamento sempre più integrato con enti e comunità del Salento, nella fase attuale ha trovato un interprete convinto proprio con il rettore Fabio Pollice. Il programma della sua candidatura e il Piano strategico del suo mandato di sei anni si concentra nella Terza Missione: la parità di genere, ancora da conquistare, è una delle scelte strategiche della Missione, soprattutto nella carriera universitaria e nell'accesso ai livelli alti dell'insegnamento e della stessa amministrazione dell'ateneo.

Dal 2020 Unisalento si è dotata del Bilancio di genere. Mentre la popolazione studentesca è rappresentata per il 62 per cento dalla componente femminile, l'incidenza delle donne con riferimento al ruolo di professori ordinari crolla a meno del 20 per cento. Per Pollice raggiungere “una equità sostanziale” tra i generi non è solo intervento riparativo in nome dei valori di giustizia, ma un passaggio cruciale per potenziare e arricchire “un'organizzazione sempre più inclusiva e di qualità che possa essere d'esempio per il territorio e per l'intero Paese”.

Il bilancio di genere in Unisalento è stato approvato per la prima volta nel 2020, dopo solo alcuni mesi dalle Linee guida della Conferenza dei rettori (Crui). Questo anche grazie alla passione e alla competenza del direttore generale Donato De Benedetto. «Occorre rendere sempre più trasparente l'organizzazione - sottolinea -, la trasparenza e le informazioni, cioè la conoscenza ben curata dei processi e degli attori del cambiamento, sono le condizioni di partenza del progresso sostenibile e condiviso». Per De Benedetto l'uguaglianza sostanziale tra i generi può conferire “unitarietà alla comunità”, per questo occorre anche un cambiamento delle regole normative per favorire una parità di accesso alle diverse posizioni di lavoro.

La componente femminile degli studenti è maggioranza, spesso raddoppiando e triplicando la parte maschile, in sei dipartimenti su otto. Solo a Ingegneria dell'innovazione e delle Scienze dell'economia è inferiore. Il genere femminile è anche più perseverante negli studi, abbandona l'università meno del genere maschile, si impegna di più nelle discipline scientifiche, dalla matematica alla biologia, e completa in modo prevalente gli studi con la laurea magistrale. Per dottorandi e ricercatori c'è equilibrio. Per i livelli più alti, però, la bilancia pende a favore del genere maschile. Più o meno questo avviene anche tra i dipendenti amministrativi. Per i livelli più alti, le donne sono minoranza.

Per la prima volta il rettore Pollice ha affidato la delega per le politiche di genere alla professoressa Anna Maria Cherubini, ricercatrice e docente a Matematica e Fisica. Cherubini è coordinatrice del team Eos (Eguali opportunità Unisalento), un organo che stimola e preme per elaborare e attuare un programma ben definito. Il team è composto dai riferenti nei diversi dipartimenti. Gli obiettivi: progettare e implementare azioni per raggiungere un'effettiva parità di genere, raccogliere suggerimenti, proposte ed esigenze dalle diverse componenti dell'ateneo, diffondere informazioni per sostenere i valori della parità di genere. Tra le proposte c'è la realizzazione di uno sportello sanitario consultoriale dell'Asl, cioè un presidio medico, nell'area di Ecotekne. Lo sportello dovrebbe prevedere, oltre alla presenza del medico di base, anche l'ortopedico, l'urologo, l'infettivologo, lo psicologo e il neurologo.

Il cuore della Terza missione è radicare la cultura della sostenibilità all'interno dell'ateneo e nel vasto territorio salentino, tra le comunità piccole e medie del territorio, dai microcosmi che rischiano lo spopolamento alle città. Unisalento punta a svolgere il ruolo cruciale di "leader cooperativo" dei diversi sistemi socio-economici, urbani e non, centri abitati e campagna, aziende innovative e tradizionali, enti pubblici e soggetti del terzo settore. Il riferimento strategico è costituito dall'Agenda 2030, approvata dall'assemblea dell'Onu, con i suoi 17 obiettivi strategici, dalla scomparsa della povertà e della fame all'acqua pulita, dalla salute e benessere all'istruzione di qualità, dall'innovazione alle città e alla mobilità sostenibile, dalla lotta al riscaldamento climatico all'energia pulita. Unisalento è tra i primi atenei che hanno assunto l'impegno strategico di implementare e impegnarsi, all'interno e nei territori, per fare dei 17 obiettivi azioni vere e coinvolgenti. Dice Massimo Monteduro, docente di diritto amministrativo, subentrato a novembre 2022 ad Alberto Basset, docente di ecologia: «È una staffetta: le politiche per la sostenibilità sono già tracciate. Abbiamo costituito otto gruppi di lavoro nelle diverse aree di intervento. Siamo tra i primi in Italia nelle azioni concrete, facciamo parte della Rus, Rete delle università per la sostenibilità, e abbiamo mobilitato ricercatori e studenti appassionati delle diverse discipline, disponibili a fare consulenze e ad accompagnare le iniziative nei territori. Tutto questo come esempio concreto di volontariato e condivisione». Monteduro rivela una forte sensibilità sociale: «Non tutti sono pronti a impegnarsi nella transizione ecologica sempre più urgente, ci sono a volte conflitti aperti, noi siamo in grado di attuare mediazioni e conciliazioni: dobbiamo andare avanti tutti insieme». Solo così si potranno conciliare tutela dell'ambiente, giustizia sociale e crescita economica.

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