L'allarme

I lupi tornano nel Salento: sei attacchi in due mesi

Rosaria Galasso

L’ultimo episodio a febbraio, a Galatone. Altri casi a Copertino

LECCE - I lupi sono tornati. Gli attacchi si susseguono e a farne le spese sono le aziende e le masserie del Salento, ma anche abitazioni di periferia.

Fra gennaio e febbraio sono state sei le incursioni accertate dal Servizio veterinario della Asl di Lecce, con un bilancio complessivo di venti capi di bestiame morti e 18 feriti. Nessun dubbio dopo quanto visto. A uccidere pecore e capre sono stati proprio loro.

L’ultimo episodio si è verificato a fine febbraio in agro di Galatone. In un allevamento della zona, il titolare ha ritrovato morti una pecora e un agnello, in parte sbranati. Ma andando a ritroso di casi se ne contano altri cinque, che se analizzati disegnano una mappa ben precisa.

«Il problema esiste - confermano dal Servizio veterinario Asl - e quanto si riscontra ciclicamente con gli atti di predazione certifica come la specie si sia ormai insediata sul territorio salentino».

I lupi avrebbero trovato adeguati rifugi in tre zone della provincia di Lecce: una nell’area nord, al confine con la provincia di Taranto, la seconda a ridosso del Parco di Porto Selvaggio (Nardò), e una terza a nord-est della città di Lecce. Qui vivrebbero in forma stabile. Sporadiche apparizioni si registrano anche nell’area del Sud Salento, soprattutto perché i lupi percorrono notevoli distanze in poco tempo, arrivando ad avere un raggio d’azione di 40 chilometri. Un gruppo familiare vivrebbe stabilmente nel triangolo fra Nardò, Porto Selvaggio e Galatone. Un altro, invece, nell’area fra San Cataldo e Frigole. È la ricerca di cibo a farli avvicinare agli allevamenti, con inevitabili conseguenze.

Tra fine gennaio e gli inizi di febbraio scorsi, nelle campagne di Copertino, in una azienda agricola sono stati attaccati e uccisi 11 capi ovini e altri 14 sono stati feriti. Nel dettaglio, i titolari dell’azienda, nella prima mattinata del 29 gennaio, hanno ritrovato le carcasse di sei pecore e due agnelli uccisi dai lupi . Altri 11 capi invece avevano evidenti ferite alla gola. I lupi li avevano attaccati ma loro, chissà come, sono riusciti a mettersi in salvo. «Un attacco del genere - confermano dalla Asl - ha impegnato almeno due lupi, ma potrebbero essere stati anche di più».

Appena sei giorni dopo - siamo al 4 febbraio - i proprietari hanno trovato altri tre ovini deceduti e altrettanti feriti.

Nel mese di gennaio gli attacchi si sono susseguiti ad Arnesano (4 capi ovini maschi), in una azienda di Lecce (due pecore ed un agnello morti) e a Caprarica di Lecce, dove sono rimasti uccisi altri sei capi.

In alcuni casi, quando un esame esterno non può stabilire con certezza se ad agire siano stati cani randagi o lupi, si eseguono tamponi sulle ferite dell’animale attaccato per l’individuazione genetica dell’aggressore, se cane (canis familiaris) o lupo (canis lupus). Nell’episodio di Arnesano l’esame genetico ha rilevato la presenza di dna di lupo.

Il fenomeno non è sottovalutato. L'Università di Bari - facoltà di Medicina veterinaria - e la Provincia di Lecce, separatamente, stanno studiando la presenza dei lupi nel Salento. I ricercatori dell'ateneo barese hanno già installato delle telecamere nelle zone degli avvistamenti, per avere ulteriori certezze e approfondire le dinamiche dei diversi gruppi.

Gli allevatori non vengono lasciati soli. Dopo l’accertamento dell'attacco si avvia un iter per poter ottenere il risarcimento del danno. I dati relativi alle singole predazioni, e dunque il valore dei capi, i costi di smaltimento degli animali morti, spese veterinarie e cure vengono riportati in una relazione con i giustificativi e inviati al settore Agricoltura della Regione e all’Ispettorato agricoltura provinciale per gli indennizzi ai singoli operatori.

Ma non c'è ancora bisogno di lanciare allarmi immotivati al grido di «al lupo! al lupo!». La «riconquista» del Salento da parte della specie appare ancora limitata a pochi esemplari e rappresenta un contributo importante alla biodiversità. Va ricordato che in condizioni normali il lupo non attacca l’uomo, perché non lo considera un preda. I danni degli attacchi alle greggi, invece, potrebbero essere gestiti, oltre che con i dovuti risarcimenti, con strategie che coinvolgano gli allevatori, così come avviene da tempo in altre regioni italiane o in Paesi esteri come la Germania, dove da molto tempo la convivenza con i lupi è la normalità.

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