L'allarme

Lecce, bombe carta contro don Antonio Coluccia

Redazione online

Il sacerdote antimafia ancora nel mirino. L’intimidazione sabato a Roma nel quartiere Laurentino

LECCE - Bombe carta e petardi contro don Antonio Coluccia, il sacerdote originario di Specchia impegnato da anni nella lotta alla criminalità organizzata e in attività di antimafia sociale.


L'episodio risale a sabato scorso, quando il religioso si trovava a Roma, precisamente nel quartiere Laurentino 38 impegnato a fare un discorso sulla legalità ad alcuni residenti. Stato solo grazie al personale della scorta, che lo ha aiutato a mettersi al riparo, non ci sono state gravi conseguenze.


Che l'aggressione sia riconducibile a questioni legate alla criminalità, saranno le indagini a dirlo. Di certo c'è quanto denunciato e sottolineato anche dall'associazione Noi: «A intimidire il prete, mentre interveniva in solidarietà ai cittadini della zona, sono state persone che non gradiscono i suoi messaggi per la legalità. Don Antonio è stato costretto a interrompere il suo discorso e a mettersi al riparo. Meno di una settimana fa, eravamo con lui in strada per la fiaccolata organizzata in risposta all'aggressione al barista del quartiere. Vogliamo stringerci a don Antonio ed esprimergli tutta la nostra amicizia e vicinanza».
Solidarietà al sacerdote salentino anche dal presidente della Provincia Stefano Minerva: Ancora una volta assistiamo ad atti intimidatori nei confronti di don Antonio Coluccia, che ha donato la sua vita alla legalità. Il suo esempio ci porti a non chinare mai il capo alla criminalità ad alzare la voce, a raccontare la bellezza della legalità».


Il prelato è sotto scorta da diversi anni, a causa delle intimidazioni subite. L’ultima nel 2018, quando ignoti crivellarono di colpi la sua Alfa Romeo parcheggiata davanti all’appartamento dei genitori, a Specchia, lungo Corso Italia. L’episodio risale alla notte fra il 16 ed il 17 dicembre. 
Qualcuno si avvicinò alla macchina ed esplose i colpi di pistola; i proiettili mandarono in frantumi il vetro del finestrino del lato passeggero, quello sul quale sedeva spesso don Antonio, mentre un paio di ogive si conficcarono nello sportello. Alcuni giorni prima, a Supersano, il manifesto che preannunciava l’arrivo in paese di don Antonio in occasione di un dibattito su bullismo e dipendenze fu imbrattato con una scritta in arabo dal significato «buono da mangiare».
«Non ci fermeranno con le minacce e i gesti violenti - aveva dichiarato Coluccia - Fino a quando avremo voce parleremo contro chi gestisce i traffici illeciti, dalle armi alla droga, mette in stato di schiavitù a fini della prostituzione e usa violenza a donne e bambini».

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