Il caso
Covid e discoteche, la protesta del gestore del Praja: «Con mascherina e distanziamento falliremo»
Paradiso: «all’aperto sarebbe una follia, ok al Passaporto sanitario»
LECCE - «E' d’accordo» su una possibile riapertura delle discoteche all’aperto il primo luglio con l'accesso consentito a chi ha il «passaporto sanitario», ma ritiene una «follia» affiancare a questo anche l’obbligo della "mascherina» e del «distanziamento": per l’amministratore della discoteca Praja di Gallipoli, Pierpaolo Paradiso, «se passasse questa linea i locali non potrebbero riaprire e saremmo destinati a fallire tutti. Se a oggi abbiamo avuto una chiusura del 30%, così arriveremo a una chiusura totale». E questo «vale per tutti i locali da ballo, anche per le balere - precisa - immaginiamo di fare un liscio o un ballo di coppia o di gruppo stando distanziati, con la mascherina e senza toccarci: facciamo il tango a distanza».
Il gestore del Praja, inoltre, si domanda come sia possibile controllare se un cliente tenga sempre la mascherina: «Mi chiudete il locale se quel singolo la abbassa? E che faccio, lo caccio? E’ una cosa che spetta alle forze dell’ordine».
Dal protocollo per riaprire in sicurezza alla disponibilità a collaborare su tamponi e vaccini, Paradiso evidenzia che "abbiamo fatto tutto il possibile e abbiamo teso sempre una mano allo Stato». Ma forse, ipotizza, «c'è un odio verso il nostro settore». Un timore che, per Paradiso, è giustificato «se pensiamo che quando a dicembre abbiamo scritto il protocollo per la sicurezza, mi è stato suggerito di evitare la parola discoteca, che a qualcuno non piace, e di sostituirla con intrattenimento danzante». «Abbiamo cinque medici che hanno firmato un protocollo dicendo che è possibile, abbiamo cinque sottosegretari che dicono è possibile, poi però un ministro decide da solo», sostiene.
«In Puglia - prosegue - e a Gallipoli in particolare, i tassi di prenotazione sono alle stelle, dove li metteremo tutti questi giovani? Staranno ammassati davanti ai bar senza mascherina a bere qualcosa, lì lo possono fare; staranno in spiagge e piazze, tanto lì si può fare: ballano nelle spiagge, ballano nei bar, non si può ballare solo in discoteca».
Chi ha già deciso che non riaprirà è Enrico Galli, titolare della nota discoteca riccionese Cocoricò. Per l’imprenditore «l'estate è compromessa. Non riapriremo e 500 persone rischiano di restare a casa». Galli sottolinea come per organizzare il calendario di spettacoli per una discoteca servono «anche 8-9 mesi prima dell’evento», non si può improvvisare. «Ci vorrebbe un mese e mezzo di promozione solo per far ripartire il Cocoricò».