Le dichiarazioni

Fidanzati uccisi a Lecce, il killer: «Se fossi libero avrei di nuovo l'impulso di uccidere»

Linda Cappello

Il 21enne De Marco reo confesso «Ho ammazzato per vendetta. Perchè la mia vita doveva essere così triste e quella degli altri così allegra?»

«Una parte di me prova dispiacere, un’altra è contenta...per me dal punto di vista emotivo uccidere è facile».
Sono questi alcuni dei pensieri più intimi di Antonio De Marco, il 21enne di Casarano reo confesso dell’omicidio dell’arbitro leccese Daniele De Santis e della sua fidanzata Eleonora Manta.

Nel copioso carteggio degli atti di indagine emerge ora il contenuto di alcuni fogli, che gli agenti di polizia penitenziaria hanno sequestrato nella sua cella a fine ottobre. Parole che confermano, ancora una volta, quanto sia forte il suo dissidio interiore. E quanto il suo animo sia tormentato. Ritorna il tema dell’insoddisfazione personale, fino ad ora ritenuto il movente principale: « Io ho ucciso Daniele ed Eleonora perchè volevo vendicarmi - scrive - perchè la mia vita doveva essere così triste e quella degli altri così allegra?». E ancora: « E la cosa peggiore è che sento che se fossi all’esterno il mio impulso di uccidere sarebbe ritornato, sarei scoppiato a piangere, mi sarei arrabbiato, avrei fantasticato su come uccidere qualcuno e poi sarei andato all’Eurospin a comprare patatine e schifezze varie. È facile per me uccidere, magari non lo è stato da un punto di vista logistico, ma da un punto di vista emotivo è facile. Ma se uccidere non mi ha fatto ottenere nulla, allora probabilmente sentirei l’impulso di farlo ancora?».
Ed ecco il riferimento all’omicidio: « Questo omicidio poi è la cosa che più mi spezza: una parte di me prova dispiacere (ma solo quello), un’altra è contenta....sì! È felice di aver dato 60 coltellate, poi c’è un’altra parte che avrebbe voluto fare una strage, come se fosse stata una partita a G.T.A. ...».

«Certe volte - si legge ancora - sento di essere un vero e proprio mostro e la cosa peggiore è che sento che ad una parte di me piace questa idea...».
A questi brani se ne aggiungono altri, in cui si affaccia un timido inizio di pentimento: « L’altro giorno è successa una cosa strana, mentre leggevo Cime Tempestose...ho ricordato quella sera, la sera dell’omicidio, ma non come faccio sempre, è stato molto più forte...E per la prima volta ho provato un vero dispiacere per quello che ho fatto, forse ero addirittura vicino a piangere. Però se ci penso adesso non sento le stesse cose, non sento niente e basta, ma forse mi sto avvicinando ad un vero pentimento».

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